Gestione Affitti

Mancano ancora gli elenchi dei Comuni

di Cristiano Dell’Oste e Dario Aquaro

La mancanza di elenchi ufficiali complica la cedolare secca al 10 per cento. La tassa piatta ad aliquota ridotta si applica sull’affitto a canone concordato delle case situate nei Comuni ad alta tensione abitativa e in quelli colpiti da calamità con stato d’emergenza deliberato tra il 28 maggio 2009 e il 27 maggio 2014. Il problema è che, per una ragione o per un’altra, districarsi tra le diverse tipologie di Comuni è tutt’altro che agevole. Ma andiamo per gradi.

Comuni colpiti da calamità

Il quinquennio in cui dev’essere avvenuta la deliberazione dello stato d’emergenza è stato fissato, a ritroso, dalla legge di conversione del decreto casa (Dl 47/2014) e non è più stato modificato. Così che restano esclusi gli eventi precedenti (il terremoto dell’Aquila, aprile 2009) e tutti quelli successivi alla legge. Anche con questa lacuna, comunque, i Comuni interessati sono circa 3mila (si veda Il Sole 24 Ore del 14 luglio 2014). L’assenza di una lista ufficiale, però, impone ai locatori di informarsi con il fai-da-te o tramite le associazioni di categoria.

Peraltro, una volta individuati Comuni, la cedolare al 10% non è in dubbio, come confermato da diversi interpelli (Dre Friuli Venezia Giulia 908-3/2016 e Dre Lombardia 904-355/2018, commentato sul Sole 24 Ore del 14 giugno scorso).

Alta tensione abitativa

Lo stesso decreto casa prevedeva l’aggiornamento della lista dei Comuni ad alta tensione abitativa entro fine giugno 2014.

La revisione non è mai avvenuta, perché la proposta approvata a suo tempo dalla Conferenza dei presidenti delle Regioni era stata ritenuta troppo costosa dal Mef. Ora, in una lettera dell’8 ottobre al Centro studi giuridici dell’Uppi (Unione piccoli proprietari immobiliari), la direzione generale per la condizione abitativa del ministero delle Infrastrutture annuncia una riattivazione del confronto: «La scrivente Direzione procederà a convocare, a breve, a livello tecnico, le Regioni per giungere ad un auspicato aggiornamento dell’elenco».

I nuovi accordi locali

In attesa di vedere se e quando sarà rivisto l’elenco, c’è un altro inconveniente con cui si sono confrontati gli addetti ai lavori: la mappatura delle città in cui le intese locali tra proprietari e inquilini sono state rinnovate per allinearle al decreto che ha recepito la nuova convenzione nazionale (il Dm 16 gennaio 2017). La questione è anche pratica, perché nei Comuni dove ci sono le nuove intese i contratti a canone concordato stipulati senza l’assistenza delle associazioni devono ricevere una specifica attestazione.

La Consulta dei Caf ha chiesto, nei mesi scorsi, la pubblicazione di un elenco ufficiale, che al momento non è ancora disponibile.

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