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Stretta sulla casa agli stranieri

di Raffaele Lungarella

La giunta regionale dell’Emilia Romagna vuole dare una stretta ai requisiti per partecipare ai bandi per l’assegnazione delle case popolari. Appena la delibera avrà il via libera - prevedibilmente entro il prossimo giugno - del parlamentino regionale, solo i nuclei familiari senza la proprietà di una casa in qualunque posto del pianeta potranno aspirare alla casa popolare. A Firenze il sindaco Nardella propone che nella formazione delle graduatorie per l’assegnazione degli alloggi popolari sia attribuito un punteggio a chi risiede da più tempo in città.

Entrambe queste previsioni valgono per tutti gli aspiranti inquilini, indipendentemente dalla loro nazionalità. Ma l’obiettivo, neanche tanto nascosto e a volte dichiarato esplicitamente, sono gli immigrati, soprattutto quelli provenienti dai Paesi extra-Ue. La percentuale delle case, sul totale, assegnate periodicamente agli immigrati cresce a ogni bando e aumenta il peso degli stranieri sul totale della popolazione delle singole località.

Stranieri in crescita

Il fenomeno interessa principalmente i grandi centri. A Torino, l’osservatorio territoriale della città metropolitana, ha rilevato che la percentuale di case assegnate a stranieri è passata dal 23% del 2007 al 48% del 2016, dopo aver scavallato il 50% l’anno prima: una crescita di 25 punti, mentre nello stesso periodo la percentuale degli immigrati sul totale dei torinesi è passato dall’11 al 15 per cento. Tra le grandi città del nord, il capoluogo piemontese è in buona compagnia. La metà delle case assegnate a Bologna con l’ultimo bando rasenta il 50 per cento. E tra le altre città considerate da Il Sole 24 Ore (si veda tabella) questa percentuale supera il 45% a Firenze, Milano e Bergamo.

Anche nelle città di media dimensione la presenza di stranieri nelle nuove assegnazioni non è trascurabile. La sola mosca bianca sembra essere Cagliari, dove tra gli inquilini che hanno varcato la soglia di una casa popolare con l’ultimo bando, solo 1 è straniero e anche extracomunitario. Se il capoluogo fosse rappresentativo dell’intera isola, il parlamentino regionale avrebbe sbagliato per eccesso la previsione di limitare al 10% la percentuale di alloggi da riservre i cittadini extra-Ue. La Sardegna è, però, la regione con il minor peso di stranieri sul totale della popolazione: 3%, quota che, invece, nelle regioni dal Lazio in su triplica.

Le percentuali delle assegnazioni agli immigrati preoccupano governatori di regioni e sindaci senza distinzione di colore politico: tutti devono fare i conti con lo slogan “le case prima agli italiani”.

L’accesso ai bandi

La nuova strategia di alcune regioni considera principalmente due requisiti di ammissibilità ai bandi: residenza e possesso di altre case (si vedano anche gli altri articoli). I sindaci fanno leva sui punteggi per la formazione delle graduatorie. A Perugia negli ultimi anni i di cittadini italiani stanno recuperando qualche posizione. Nell’ultima graduatoria approvata dal comune, gli italiani collocati nelle prime duecento posizioni sono il 54% del totale e quelli nelle prime 200 il 48%; rispetto al 2014 queste percentuali sono aumentate rispettivamente del 21 e del 13 per cento. Nel 2014 il consiglio comunale ha approvato una delibera che premia l’anzianità di residenza nel comune nella formazione della graduatoria, assegnando 2 punti a chi ha almeno dieci anni di residenza continuativa e 4 per almeno 15. Naturalmente il criterio vale per tutti, ma è più probabile che possano avvantaggiarsene soprattutto i perugini rispetto agli stranieri.

La capitale dell’Umbria non è la sola città a premiare il radicamento sul territorio. Il comune di Padova, avvalendosi della possibilità offerta dalla legge regionale di attribuire, in ogni bando fino a 8 punti a una condizione soggettiva dei concorrenti scelta dal comune stesso, nel 2014 ha deliberato di assegnare d’ufficio 8 punti a chi risulta registrato all’anagrafe da venti anni consecutivi, 4 se gli anni sono quindici e due se scendono a dieci. Per farsi un’idea della portata di questa scelta sulle differenti possibilità degli italiani e degli stranieri di collocarsi nei gradini più alti della graduatoria, bisogna considerare che nel bando precedente la metà della graduatoria era formata da nuclei che non arrivavano a 11 punti. L’impatto effettivo del premio all’anzianità di residenza potrà essere valutato solo a conclusione del bando in corso. Anche comuni più piccoli, per esempio Scandicci nel fiorentino, premiano l’anzianità di residenza.

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