Gestione Affitti

Affitti persi, paga il ministero dell’Interno per il mancato sgombero

di Saverio Fossati

Per ogni mese di ritardo, 266mila euro con interessi legali e rivalutazione. E considerando che il conto parte da settembre 2014, siamo già sopra i 10 milioni. Tanto potrebbe costare al ministero dell’Interno la gestione disattenta dello sgombero di un edificio occupato abusivamente e danneggiato dagli occupanti, in base alla sentenza 21347/2017, pronunciata dal Tribunale di Roma il 9 novembre scorso e depositata ieri .

La sentenza, segnalata da Confedilizia nella conferenza stampa di ieri dedicata alle occupazioni abusive, prende le mosse da una situazione piuttosto comune: nel 2013 erano stati occupati gli immobili di proprietà di una società e due giorni dopo questa aveva chiesto all’autorità di Ps l’immediato sgombero dei locali. Nei giorni successivi gli occupanti avevano manomesso le reti energetiche e idriche avviato lavori edilizi senza alcun permesso. Nel 2014 era stato disposto dalla Procura il sequestro preventivo dell’immobile ma la Ps non si era mossa. Così, nello stesso anno, la società proprietaria si era rivolta al Tribunale per ottenere dal ministero dell’Interno, responsabile dei danni (calcolati in 800 euro al metro quadrato, cui ha poi rinunciato, e del mancato affitto per 400mila euro al mese) per non aver tempestivamente operato lo sgombero. Il Tribunale ha dato ragione alla società, condannando il ministero (anche se per importi inferiori).

Le forze di polizia – si legge nella sentenza – sono «vincolate, nella attività di tutela dell’ordine pubblico e della pubblica sicurezza e del rispetto delle leggi, ed in particolare nella tutela della legalità, ad intervenire nell’interesse del singolo». E dato che in questi anni nessuno si è peritato di intervenire, questa omissione «profila quindi una responsabilità diretta ex articolo 2043 del codice civile del Ministero, in virtù del principio di immedesimazione organica dei suoi funzionari».

Molto chiaro anche il discorso sul risarcimento dovuto: «Il danno può essere considerato in re ipsa, discendendo dalla perdita della disponibilità del bene immobile la cui natura è normalmente fruttifera, e dalla impossibilità di conseguire l’utilità da esso ricavabile».

Si tratta - sottolinea il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa – di una sentenza importantissima, che fa giustizia di una situazione di illegalità che, nel caso in questione, si protraeva da oltre quattro anni. Confidiamo che essa sia di monito per la politica affinché questa intervenga in modo deciso per interrompere il fenomeno delle occupazioni abusive in atto nel nostro Paese. Secondo i dati ufficiali, che abbiamo illustrato alla Camera, a Roma gli edifici occupati illegalmente sono 101 (con 11.600 occupanti), uno addirittura da 13 anni; a Reggio Calabria 110 (solo fra quelli popolari); a Torino 24; a Venezia 19».

Una situazione, quella dell’occupazione senza titolo, che, tra l’altro, si può configurare anche nei casi di sfratto per morosità successivamente all’accesso infruttuoso dell’ufficiale giudiziario: il rilascio dell’immobile avviene solo quando viene concessa la forza pubblica, dopo molti mesi o anche anni. E il principio del Tribunale di Roma potrebbe trovare spazio.

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