Gestione Affitti

L’attestazione del contratto blinda le agevolazioni fiscali

di C.D.O.

La “bollinatura” da parte delle associazioni dei proprietari o degli inquilini – più propriamente, attestazione – secondo il Dm 16 gennaio 2017 serve a certificare che il contenuto economico e normativo di un contratto a canone concordato risponde all’accordo territoriale, «anche con riguardo alle agevolazioni fiscali».

Tra queste agevolazioni ci sono, ad esempio, l’aliquota ridotta al 10% della cedolare secca, che il disegno di legge di Bilancio 2018 punta a stabilizzare (senza conferme, dall’anno prossimo si passerebbe al 15 per cento). Ma anche la riduzione del 25% di Imu e Tasi introdotta dalla legge di Stabilità 2016 e le eventuali agevolazioni previste dai Comuni sotto forma di aliquote ridotte.

Lo stesso Dm 16 gennaio 2017 dice che i nuovi accordi territoriali devono definire – per i contratti la cui stipula non è stata assistita alle associazioni dei proprietari e degli inquilini – le modalità con cui almeno un’organizzazione firmataria dello specifico accordo può apporre l’attestazione sul contratto «sulla base degli elementi oggettivi dichiarati dalle parti contrattuali».

Si tratta di un passaggio delicato. Secondo l’interpretazione avallata da Confedilizia (proprietari immobiliari) e Sunia (sindacato inquilini) , l’assistenza contrattuale è facoltativa, così come l’attestazione, che pure il sindacato inquilini definisce «un doveroso ed utile adempimento». Detto diversamente, le intese locali in attuazione del Dm 16 gennaio 2017, dovranno stabilire “come” si attesta il contratto, ma senza doverne né poterne imporre l’attestazione.

Nel congresso nazionale dell’Uppi (Unione piccoli proprietari immobiliari) che si è svolto a Bologna il 20 e 21 ottobre, i vertici dell’associazione si sono invece espressi a favore dell’obbligatorietà dell’attestazione. «È importante che l’attestazione sia inserita nel contratto e venga rilasciata prima della registrazione, per contrastare il rischio di evasione fiscale», aggiunge Domenico Cuccio, presidente onorario dell’Uppi dell’area metropolitana di Reggio Calabria.

Dal punto di vista pratico, comunque, molto dipende dalle scelte dei Comuni. A livello comunale, infatti, è possibile – e in alcuni casi già avviene – subordinare le agevolazioni in materia di Imu e Tasi alla presenza dell’attestazione, così da evitare che alcuni contratti beneficino degli sconti fiscali pur prevedendo un canone superiore a quello massimo consentito dalle intese locali. Inoltre, i Comuni potrebbero orientare i propri controlli anche in funzione dell’assenza di un’attestazione, oppure richiedere requisiti ulteriori e diversi (si veda l’articolo in alto).

Un discorso a parte potrebbe valere per la riduzione del 25% di Imu e Tasi che, essendo stabilita a livello nazionale, non dovrebbe poter essere “disapplicata” a livello locale. Ma sul punto non risultano ad oggi prese di posizione ufficiali. Stesso discorso per la cedolare ad aliquota ridotta e le altre agevolazioni previste per la tassazione ordinaria, su cui vigila l’agenzia delle Entrate.

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