Gestione Affitti

La Cassazione «apre» al mobbing immobiliare

di Alessandro Galimberti

La Corte di cassazione apre al “mobbing immobiliare”, inteso come atteggiamento persecutorio per via legale del padrone di casa nei confronti dell’inquilino.

Con la sentenza 5044/17 depositata ieri la Terza civile ha restituito gli atti alla Corte d’appello di Roma, che aveva agevolmente dribblato la domanda di un ex inquilino Enasarco, invitandola a prendere posizione sul punto.

L’ex inquilino sosteneva, tra i vari motivi di ricorso, di aver dovuto sopportare negli ultimi 15 anni di contratto una serie di iniziative giudiziarie temerarie nei suoi confronti - tutte peraltro risoltesi a suo favore. A giudizio del ricorrente, definitivamente allontanato nel 2009 per finita locazione, il comportamento ossessivo e reiterato del proprietario dell’immobile appare palesemente in contrasto con la regola codicistica (articolo 1575) che impone al locatore di assicurare al conduttore il «pacifico godimento» della cosa locata. La Corte d’Appello di Roma, davanti a cui l’inquilino aveva lamentato il mobbing immobiliare, aveva liquidato la questione con un semplice tecnicismo; scartato il tema della responsabilità aquiliana (2043 del codice civile) sotto cui inquadrare le condotte extracontrattuali del conduttore, la corte di merito si era limitata a “spezzettare” i vari processi civilistici, indicando nella responsabilità per lite temeraria (articolo 96 del codice di procedura) l’unico strumento di tutela “caso per caso” che il conduttore avrebbe dovuto semmai mettere in campo.

La Cassazione ha però definito «eccentrico» questo approccio, limitandosi ad osservare che in tal modo il giudice di merito ha evitato di verificare del tutto se sia esistita o meno una «sequenza persecutoria della Fondazione Enasarco» nei confronti dell’inquilino. La Terza ricorda infine che, nel farlo, l’Appello dovrà confrontarsi con una fattispecie illecita «composta da una pluralità di condotte poste in essere in un anche ampio lasso temporale».

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