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Prolocatur risponde sul tema affitti brevi ai sindaci di Venezia e Firenze: una normativa esiste già

Respinte ulteriori limitazioni che definiscono un danno alla proprietà immobiliare

di Redazione

L'ennesimo attacco sconclusionato alla locazione breve: così Prolocatur, Associazione proprietari alloggi dati in locazione breve, risponde ai primi cittadini Nardella e Brugnaro che chiedono «una normativa nazionale più chiara e definita» sulle locazioni brevi chiaramente sottintendendo - scrive in una nota l’assciazione - l'intento di ottenere una normativa più restrittiva. Al ministro Garavaglia i due primi cittadini hanno inviato un documento di 10 punti per il rilancio dell'economia delle città d'arte italiane, schiacciate dalla pandemia che ha un ampio capito dedicato proprio alle locazioni brevi.

L’aspetto normativo
Non ci sta Prolocatur che precisa:«la normativa nazionale è stata numerose volte aggiornata e modificata negli ultimi anni: dal Codice del turismo del 2011 che parla di «Locazioni ad uso abitativo per finalità turistiche», al Dl 50/2017 che esplicita il regime fiscale delle locazioni brevi fino ad arrivare alla Legge di Bilancio 2020, dove è stato introdotto un concetto speciale di imprenditorialità valido per la sola locazione breve». L'«offerta improvvisata» a cui i sindaci di Venezia e Firenze fanno riferimento non si può - a detta dell’associazione - in alcun modo accostare dunque a quella degli alloggi turistici.

Nessuna limitazione va introdotta
Prolocatur respinge anche l’accusa di una presunta «deregulation in atto che - dicono - non c'è mai stata». Quanto allo svuotamento dei centri storici, in atto da anni, «non può certo essere addebitato alla comparsa di Airbnb che è arrivata in Italia soltanto nel 2010»- precisa la nota. Prolocatur è contraria alla «creazione di una destinazione d'uso specifica per la locazione breve avanzata dai sindaci» definendola un danno alla proprietà immobiliare.

Respinta anche la seconda proposta normativa avanzata da Nardella e Brugnaro, perchè - scrivono - comprende «da una parte nuove pesanti limitazioni alle locazioni brevi, come quella di rendere imprenditoriali quelle che superino i 90 giorni di occupazione annui e dall'altra qualche errore di conoscenza: gli inquilini delle locazioni brevi infatti già pagano l'imposta di soggiorno e le locazioni brevi sono già equiparate alle strutture ricettive per quel che riguarda la comunicazione degli alloggiati di cui all'articolo 109 Tulps».