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Dati Confabitare: Bologna regge l’urto della crisi pandemica, preoccupa lo stop degli affitti a studenti

Per gli affitti commerciali l’associazione ha ribadito la richiesta della reintroduzione della cedolare secca

di A.D’A.

Coronavirus e mercato immobiliare: su questo grande interrogativo si è mossa un'indagine condotta da Confabitare – associazione proprietari immobiliari - che traccia una panoramica sulla situazione attuale e qualche previsione sul futuro, fra tendenze ed esigenze mutate a causa del lockdown.Focus poi sulla città di Bologna, dove la presenza di turisti si è drasticamente ridotta a causa della pandemia.

La crisi del commercio
Il settore che ha sofferto, soffre e soffrirà maggiormente è sicuramente quello commerciale. In questo triste scenario - scrive il presidente nazionale Confabitare Alberto Zanni - molti proprietari hanno agevolato gli inquilini riducendo il canone di affitto, anche per l'effetto della legge che ha favorito il credito di imposta con la detrazione del 60%. Fra l'altro poiché questa agevolazione è finita in agosto come associazione Confabitare ha chiesto di prorogarla di almeno di 3/4 mesi.

Inoltre sulla riduzione del canone di locazione, per esperienza diretta di Confabitare, a partire da maggio, tre su quattro proprietari hanno abbassato l'affitto. «Sicuramente un bel messaggio» precisa Zanni secondo il quale «come effetto della crisi post pandemia assisteremo anche in futuro a un abbassamento dei prezzi».

Le richieste di Confabitare
Parlando sempre delle locazioni commerciali un negozio che prima aveva un canone mensile di 2.500 euro adesso è sceso a 1.500 euro mensili. Questo dimostra molto chiaramente il crollo delle locazioni commerciali e su questo Confabitare ha aperto un confronto sia con le amministrazioni locali chiedendo una riduzione dell'Imu per i proprietari che riducono l'affitto, che con il Governo a cui ha fatto proposte quali la reintroduzione della cedolare secca sui contratti commerciali.

I danni del settore immobiliare turistico
Anche gli affitti turistici sono crollati. Per fare un quadro analitico della situazione i dati Confabitare sono chiari: nel 2017 gli immobili destinati ai soggiorni vacanza erano 300. Sono diventati 3.000 nel 2018 e sono arrivati a 4.000 appartamenti nel 2019. Adesso sono tutti vuoti visto che i turisti sono pochi e non ci sono fiere o congressi. Se questi immobili saranno immessi nel mercato delle locazioni probabilmente dovranno ridurre il valore degli affitti. Problema simile a quello degli appartamenti affittati a studenti o lavoratori. L'80% sono ancora vuoti.

Il futuro del settore nel suo complesso
Per il presidente di Confabitare «con il post lockdown, quando sono ripartite le attività immobiliari, sono state tantissime le richieste di case con terrazzi grandi o giardini ad uso privato, vista la costrizione di essere stati chiusi tanto tempo in appartamento ed è quindi aumentata la necessità di abitare in case con spazi verdi e all'aria aperta. Questa tendenza, anche a Bologna, riguarda sia le compravendite che le locazioni facendo favorire le zone fuori dal centro storico, nella prima periferia e collinari. Per immobili con spazi verdi sono previsti aumenti dei prezzi fino ad un 5-10%, mentre per le locazioni è probabile una riduzione dei canoni fino al 20% per tutte quelle abitazioni che non si adegueranno ai nuovi standard».

Le restanti abitazioni in città potranno subire una diminuzione dei prezzi compresa tra un 5 ed un 10% già nel 1° semestre del 2021, per poi riprendersi nei 2 anni che seguiranno. Quanto alle seconde case non ci sarà una corsa sfrenata a venderle, nonostante la crisi economica.

I dati delle compravendite a Bologna
A Bologna nel primo semestre del 2020 Confabitare comunica un calo di compravendite del 6,4%. Tuttavia leggendo i dati pubblicati dall'Osservatorio immobiliare Confabitare si evince come Bologna sia stata la città che meglio ha retto all'urto del lockdown visto che la media delle perdite di compravendite subite dalle altre grandi città è stata del 15,8% e cioè 2,5 volte maggiore della città felsinea. A Bologna però preoccupa la perdita del suo patrimonio più grande: gli universitari.