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Morassut: «La rigenerazione urbana è un’operazione conflittuale»

Rinnovare case e quartieri nn è solo una questone di leggi e di soldi: «La rigenerazione urbana è un'operazione conflittuale che mette in discussione equilibri consolidati. Solo le grandi civiltà e le grandi culture sono in grado di sostenere questa innovazione». Lo ha dichiarato il Sottosegretario all'Ambiente, Roberto Morassut all'Urban Thinkers Campus - organizzato da FIABCI-Italia, Fondazione ANCI e IFEL per coinvolgere Istituzioni, Associazioni di categoria ed operatori interessati alla rigenerazione del patrimonio immobiliare in un confronto e condivisione di idee, conoscenze e soluzioni per lo sviluppo delle aree urbane in linea con i Sustainable Development Goals (SDGs) delle Nazioni Unite.

«È una questione che chiama in causa una vera e propria rivoluzione culturale e politica - ha continuato Morassut - dobbiamo cambiare il nostro modo di percepire lo spazio pubblico, il rapporto con le risorse naturali e l'uso dell'energia. Per questo servono governance illuminate. Il tema delle città è il tema del secolo, siamo di fronte a un nuovo urbanesimo e per raggiungere gli obiettivi fissati per il 2050 occorrono investimenti e risorse pubbliche importanti. Il governo ha iniziato con la legge di bilancio e ora col collegato ambientale ad investire nel fondo sociale per l'edilizia pubblica con investimenti nel lungo periodo».

I promotori immobiliari sposano la spinta alla ri9generazione urbana: «L'Italia non ha altra speranza che il territorio stesso - ha replicato Federico Filippo Oriana, Presidente Nazionale di ASPESI - Associazione Nazionale tra le Società di Promozione e Sviluppo Immobiliare -. I processi di rigenerazione oggi sono ritenuti prioritari, come elemento politico-socio-culturale di interesse dei cittadini. Non era così scontato che il mondo del real estate che ASPESI rappresenta si indirizzasse in questa direzione. Per il mestiere dell'operatore immobiliare il recupero del territorio è diventato essenziale, ma sia il Paese che gli operatori hanno bisogno di interventi di che si realizzino e che funzionino e questo non è possibile senza regole condivise di rigenerazione urbana».

In un percorso iniziato con la Commissione Rigenerazione, spiegano all’Aspesi, è emerso che, anche in conseguenza dei mutamenti delle condizioni politiche e socio-culturali del Paese «Si registra una nuova forte attività di contrasto di “comitati” che si oppongono a tutto, anche a quelle operazioni obiettivamente destinate al raggiungimento di un miglioramento delle condizioni di vita. Una nuova criticità che si aggiunge alla condivisione generale dell'esigenza di porre la rigenerazione urbana al primo posto nella certezza che il percorso non si può esaurire a livello locale».

Questo perché, afferma Oriana «C'è una normativa a monte di carattere nazionale - ha concluso Oriana - che condiziona totalmente l'attività e può bloccare i processi. Penso ad esempio alla Legge Tognoli, che sebbene quando fu varata fu ritenuta meritatamente meravigliosa, è ormai superata. Il dibattito sulla rigenerazione urbana deve più concretamente risalire a livello nazionale con una riforma dell'impianto normativo urbanistico».