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Burrelli (Anaci): «Non serve un albo ma la certificazione delle competenze»

dalla Redazione

Più che un “albo” degli amministratori serve certificare competenze e formazione con verifica telematica del ministero. Lo ha specificato il Presidente di Anaci Francesco Burrelli in occasione del convegno su etica e deontologia organizzato a Bergamo, durante il quale si è discusso del rapporto tra amministratori condominiali e cittadini in tema di etica professionale.
«Per noi fondamentale è la certificazione delle competenze, riconosciute dal Ministero anche in modo telematico su tutto il territorio nazionale, con verifiche e sanzioni, per tutelare i cittadini. Una pratica chiesta anche dalla stessa Unione Europea. Questa per noi è la priorità, mentre l'albo professionale, cui siamo favorevoli, ha un altro percorso, che passa per la laurea triennale o magistrale ed esame di stato, e che, per ora, è molto lontano rispetto alla legislazione vigente» ha affermato Burrelli. Un aspetto presente all'incontro con il il segretario nazionale dell'associazione, Andrea Finizio, e con l'avvocato Marina Figini, coordinatore del Centro studi nazionale che ha moderato l'incontro.
Burrelli ha spiegato che per diventare dirigenti, a qualsiasi ordine e grado, in Anaci, bisogna essere in possesso della certificazione Uni (riconosciuta in Europa attraverso Accredia), una codificazione importante per la crescita dell'autorevolezza degli amministratori che “non può non passare per la certificazione di qualità e la stessa formazione continua, permanente, in assenza della quale è necessario prevedere specifiche sanzioni”.
Burrelli ha sottolineato il valore della certificazione rilasciata da un “ente terzo”, poi ha ricordato che il momento di svolta per il riconoscimento professionale degli amministratori è giunto grazie alla legge 4 del 2013 con l'indicazione del percorso intellettuale ed etico della categoria. In realtà, ha poi aggiunto «L'indicazione dei principi di condotta deontologica per Anaci parte da molto lontano: la creazione del Codice dell'associazione, infatti, risale al 1970 (postulata dalle associazioni da cui in seguito Anaci è nata) e già indicava la complementarità tra aspetti tecnici di gestione e quelli comportamentali, verso i colleghi e gli stessi cittadini».
Il convegno di Bergamo è stato utile, inoltre, a porre l'accento su alcuni aspetti molto dibattuti recentemente che coinvolgono i nuovi mezzi di comunicazione. «Ribadiamo - ha concluso Burrelli - che nel nostro codice deontologico è ben specificato come gli iscritti siano tenuti a seguire comportamenti improntati a correttezza e verità. Questo vuol dire che ci è assolutamente vietato l'utilizzo dei mezzi di divulgazione anomali ingannevoli e contrari alla dignità professionale come, ma sono solo due esempi, il volantinaggio e qualsiasi forma di spamming o slogan inqualificabili . Questo punto, proprio per questioni di correttezza, è per noi fondamentale, i nuovi mezzi di informazione sono molto importanti ma occorre che vengano usati con appropriatezza e giudizio. Noi con Anaci lo abbiamo sempre fatto e continueremo a farlo».