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Registro sì o no? Associazioni a confronto

di Saverio Fossati

Associazioni di categoria a confronto sul tema del registro amministratori: dop0 l’intervista dello scorso agosto sul Sole 24 Ore, in cui il sottosegretario Jacopo Morrone annunciava la volontà di creare un elenco in cui tutti gli amministratori segnalassero i titli formativi e i condomìni amministrati, il dibattito si è svolto in modo un po’ sotterraneo ma oggi, all’invito di Anapi, hanno risposto molte associazioni: Alac, Anammi, BM Italia (l’ultima nata, da una scissione di Anaip), Fna-Federamministratori, Gesticond e Unai. IL risultato è stato un dibattito serrato dove sono emerse posizioni diverse ma non inconciliabili, e una promessa a rivedersi presto.
Il primo a parlare, il presidente di ALAC Milano Riccardo vedovato, ha espresso una «non contrarietà» al registro, e una perplessità sulla formulazione iniziale di affidamento alla CCiaa. Da parte loro sembra infatti ci sia volontà di marginalizzare le associazioni: «Le associazioni dovrebbero invece essere garanti del Registro, e dove non ci sia solo la pubblicità ma anche i requisiti della formazione elee tra ecose tipo certificazione Uni. Lo vediamo però come possibilità e non obbligo. Ma siamo pressati dagli iscritti sulla questione dei livelli verso il basso dei compens: Va bene quindi parlare di registro ma prima parliamo di mettere il punto sul giusto compenso».
Giuseppe Bica, presidente di Anammi, ha confermato la contrarietà all'Albo: «Abbiamo tanti problemi nella categoria: dalla lotta agli abusivi alla formazione senza controllo. Siamo stati al ministero e ci hanno detto che il Registro ser irà solo a chi ha “condomìni importanti” e quindi sembra che non sappiano di cosa parlano. Né si colpiscono i corsi truffa. Il fine pubblicistico del Registro sembra poi escludere il ruolo delle Associazioni, che sono le sole ad avere fatto un vero lavoro per tutelare il condòminio».
L’ospite e presidente di ANAPI, Vittorio Fusco, ha detto che «Il Registro sembra essere più una volontà di micro associazioni che vogliono mettere in ombra quelle storiche. Già il nostro registro pubblicato sul sito in base alla legge 4/2013 sarebbe sufficiente. Si potrebbe però dare un giro di vite ai “corsifici” , normando le attività di formazione (in Puglia è coinvolta anche l'Università), mettendo al centro le Associazioni.
Secondo Giovanni Zullo, presidente di BM Italia, «Il discorso va spostato su altri orizzonti: esiste un'idea di supportare il Registro per avere la possibilità di tutelare l'utenza ma condivido le preoccupazioni di Bica e Fusco, C'è un'idea e bisogna migliorarla, lavorando insieme tra Associazioni, grandi e piccole. È il fine che conta. Poi serve un dialogo con l'Agenzia delle Entrate per capire cosa vada bene e cosa no». Comunque, prosegue Zullo, l'articolo 71bis lo facciamo in parte buono: bisogna partire da questo. Va rivisto anche per evitare che il condòmino si improvvisi amministratore. «Puntiamo sul controllare chi fa cosa e chi lo certifica. Per questo le Entrate potrebbero ricevere l'attestato dell'avvenuta formazione».
Più aperta alla legge 4/2013 sulle professioni senza Albo la posizione di Matteo Rezzonico, presidente di FNA-Federamministratori: «Partendo da considerazioni negative sull'”inutile balzello” siamo passati a discutere della legge 4/2013, che ragiona sulla tutela del consumatore. Quindi il problema non è se il Registro sia necessario o meno e se la categoria venga danneggiata. Anzi, le Associazioni hanno visto la legge 4 come un successo. Quella norma ci riconosce come professionisti e pone alcuni paletti. E tutti siamo in grado di organizzarci nell'ambito della legge 4/2013. Dobbiamo essere più seri (e probabilmente lo siamo) facendo formazione e irrogando sanzioni». Inoltre, ha tenuto a precisare Rezzonico «Se mi arriva una richiesta da un condòmino sul fatto che un mio iscritto abbia fatto la formazione continua, io devo rispondere proprio in base alla legge 4/2013. Occorre quindi un coordinamento tra associazioni organizzato dal Mise che controlli e organizzi la formazione, rilasciando anche una certificazione. Anche con una leggera modifica dell'articolo 71bis, altrimenti si arriva a un registro a livello nazionale ma il controllo non può essere fatto dal ministero ma da noi».
Anche secondo Massimo Bargiacchi, presidente di GESTICOND, si dovrebbe partire «Dalla legge 4/2013. Che disciplina professioni non organizzate in ordini o collegi. Non è un caso che Morrone abbia parlato di Registro, perché non ha gli obblighi e gli oneri di un Albo. Ma solo un elenco di persone che hanno adempiuto a un certo numero di obblighi. La differenza è questa: Morrone ha quindi parlato di Registro e non di Albo. Abbiamo obblighi civile e penali di una pesantezza inaudita. Non sono le Associazioni a rilasciare gli attestati ma chi organizza i corsi. La legge 4/2013 regola le professioni, quindi anche quella dell'amministratore, e non è una bufala. Anzi, è la legge 220 che non c'entra con l'amministratore».
Rosario Calabrese, presidente di UNAI, ha rilanciato criticando la riforma del 2012 e chidendo un Albo: «La stupidaggine è sotto gli occhi di tutti: la legge 220/2012. E la Direttiva 2005/36/CE non dice affatto che gli albi siano vietati. Il Registro serve solo a fare liste di proscrizione. L'unica cosa che serve è verificare e controllare chi rilascia gli attestati della formazione. Questo serve e non il registro. Anzi, il Codice civile dice che è l'amministratore che deve esibire i titoli e non l'Associazione. Il compito di noi Associazioni è di difendere la categoria e non interfacciarci con i condòmini. L'interesse della categoria viene prima. La legge 4/2013 con la direttiva 98/51/CE è il riferimento di base ai consumatori, per il diritto comunitario è professionista chi fa un'attività meritevole di tutela. E se ne parla in un'altra direttiva: la 2005/36/CE. Si tratta di due strade completamente diverse: esserci accontentati della legge 4 ci ha rovinato, iscriversi non serve a nulla e non ci vuole nulla». Siamo noi, ha rivendicato con orgoglio Calabrese, i tutori della tranquillità condominiale ed esigo rispetto: «Non è l'Albo il mio obiettivo, io voglio il riconoscimento stabilito dalla direttiva 205/36/CE. Quella è la strada maestra da perseguire. Tutti i modi interpretare la professione sono legittimi e tutte le Associazioni hanno pari titolo. Non lo hanno, invece, di andare dal ministro sostenendo di rappresentare tutta la categoria». Ma non voglio certo cancellare la legge 4/2013, che è in applicazione della direttiva 98/51/CE e tutela il consumatore, ha precisato Calabrese: «Però va detto che l’articolo 7 esclude proprio l'iscrizione alle Associazioni come obbligo. La mia preferenza va certo al riconoscimento delle Associazioni, purché rappresentative, più che all'Albo. Ma nell'Albo ci si può iscrivere solo dopo aver dimostrato formazione, pratica ed esame di Stato. E prevede un'esclusiva (vedi questione agenti immobiliari). Da questo ci tutelerebbe l'Albo. Mentre oggi tutti fanno incursioni ma senza saperlo fare».