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Rinascita delle periferie difficile senza una scelta politica

dalla Redazione

Rinascita delle periferie per sicurezza, legalità, integrazione: se è vero che le città sono incubatori di sviluppo, di ricerca, di cultura, è altrettanto vero che le loro periferie generano talvolta paura, intolleranza, violenza. È indispensabile quindi, è stato detto al convegno, “ricucire” centro e margini (a Milano, per citare, Adriano, Giambellino, Lorenteggio, Barona) i cui problemi sono accresciuti da una immigrazione rapida quanto incontrollata che la politica spesso non sembra in grado di gestire. Ed al centro dell'operazione di recupero c'è la casa che è non solo un tetto, ma il luogo dove, con la famiglia che vi risiede, si forma la società.
Su questo tema studiosi, operatori sociali, imprenditori, politici si sono confrontati nel convegno del 12 febbraio “La città diffusa: idee per la rinascita delle periferie: riqualificazione del patrimonio edilizio, sicurezza e legalità, integrazione, diritti e welfare” svoltosi all' Università degli Studi, Dipartimento di diritto pubblico italiano e sovrannazionale, organizzato da Marilisa D'Amico, Ordinario di diritto costituzionale e voluto da Achille Colombo Clerici, Presidente di Assoedilizia. Al tavolo dei relatori, inoltre, don Virginio Colmegna, presidente della Casa della Carità; Carmela Rozza, assessore alla Sicurezza del Comune di Milano; Pierfrancesco Majorino, assessore Politiche Sociali, Diritti e Salute del Comune di Milano.
Se per D'Amico tutte le questioni sociali sono legate da un filo rosso che porta all'art. 2 della Costituzione “la Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale”, per Colombo Clerici la politica della casa mostra, da sempre, una pressocchè totale inefficienza riassumibile in: carenza di alloggi sociali (in Italia il 4% sul totale quando i Paesi del Nord e la stessa Francia vantano quote dal 17 al 40 per cento), normative complesse e farraginose (migliaia): ad esempio, i 134 Comuni che compongono la Città Metropolitana di Milano hanno regolamenti urbanistici e normative di fiscalita' locale diversi l'uno dall'altro; penalizzazione della locazione privata, e quindi di chi la casa non la può o non la vuole comprare. Con queste premesse, si chiede e chiede Colombo Clerici, come è possibile impostare una politica di rigenerazione urbana?
“La cultura del nemico e della paura non produce sicurezza”: don Colmegna non nasconde il suo sconforto per la piega che ha preso il dibattito a livello politico su temi sociali come l'immigrazione e la povertà. Qualsiasi progetto di riqualificazione dei quartieri deve partire dalla costruzione del “senso di appartenenza ad una comunità”, che si basi sulla solidarietà. Oggi abbiamo il problema che la paura e la rabbia stanno disgregando il tessuto sociale. La cultura del nemico ottiene l'effetto opposto, creando ancora più povertà, solitudine e rabbia. Nei momenti di difficoltà occorre invece mettere in campo risposte innovative, coltivare la solidarietà.
Concordano sulla linea dei precedenti interventi Rozza e Majorino. Per gli amministratori pubblici, che pure hanno sottolineato gli interventi del Comune per il recupero delle periferie (tra questi, 90 milioni di euro per Lorenteggio), gli interventi locali sono insufficienti se non accompagnati da soluzioni urbanistiche di competenza regionale. Vista positivamente la collaborazione con operatori privati, auspicano in particolare maggiori collegamenti con mezzi pubblici centro-periferie, istituzione di centri di aggregazione soprattutto per i giovani che vadano al di là della lodevole attività degli oratori, onde evitare che si formino baby-bande organizzate come mostrano i primi preoccupanti segni con le bande di quartiere di matrice sudamericana. E che si formino banlieues dove situazioni di radicalismo trovano terreno fertile.