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Emergenza abitativa: Per l’Appc mozione “al solleone” del sindaco di livorno

dalla Redazione

Secono l’Appc «La canicola toglie lucidità, la mozione “al solleone” approvata dal Consiglio comunale di Livorno, a guida Cinque Stelle, che intende risolvere l'emergenza abitativa requisendo le case che i privati lasciano vuote o inutilizzate, si traduce in un vero e proprio esproprio. La mozione è del tutto illegittima, sia dal punto di vista giuridico, sia dal punto di vista sociale, ed i Piccoli Proprietari Case (Appc) sono pronti a scendere sulle barricate, in quanto in uno stato democratico si ha il diritto-dovere di tutelare la proprietà privata, e con essa il risparmio, come sancito dall'articolo 47 della Carta costituzionale, non il diritto di vessarla».
L'Appc è pronta ad una difesa ad oltranza, se necessario, anche davanti al TAR, nel ritenere che non può essere giustificata una posizione tanto estrema ai danni della proprietà.
«Bene avrebbe fatto l'Amministrazione comunale, prosegue il comunicato Appc - a mettere in atto una politica conservativa e riorganizzativa del patrimonio immobiliare pubblico. E' da considerare che troppe sono state le Amministrazioni locali che si sono fatte parte attiva per la dismissione di case popolari, in nome di risanamenti di bilancio. L'Appc, da sempre, si è collocata contro il depauperamento e la svendita del patrimonio pubblico, denunciando iniziative che andavano a minare quello stato sociale nel quale avevano creduto le precedenti generazioni. Oggi, alloggi pubblici, conservati ed adeguati, avrebbero potuto, non risolvere, ma almeno fronteggiare molte emergenze abitative, per le quali deve lavorare una politica seria, costruttiva, capace di abbattere barriere sociali ed in grado di creare nuove opportunità. Ai cittadini la valutazione delle scelte di una classe politica locale che, spesso, si dimostra superficiale ed inadeguata. Requisire un alloggio è scelta che ha il sapore del “furto” ai danni del piccolo proprietario, che verrebbe privato del più elementare principio di libertà economica, considerato anche che il “bene casa” è coacervo di sacrificio e risparmio».