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L’Uppi chiede la nascita delle «sezioni immobiliari» in Tribunale

dalla Redazione


Il Centro Studi Giuridici dell'UPPI, nell'esaminare la legge delega sulla riforma del codice civile approvato in prima lettura dalla Camera, contesta fortemente la previsione per l'assegnazione delle “Cause e i procedimenti di volontaria giurisdizione in materia di condominio degli edifici al giudice di pace” con la possibilità che le decisioni siano improntate anche ad equità.
Innanzitutto la norma viola la disposizione per cui, al GDP, sono attribuite, esclusivamente, cause relative a beni mobili (art. 7 cpc) ancorchè, di questo principio, la giurisprudenza abbia fatto scempio.
E' evidente, infatti, che nelle questioni condominiali, il rapporto dedotto in giudizio è quello relativo alla proprietà dell'immobile.
Da qui l'esclusione di competenza.
Inoltre, ai fini di decongestionare l'attività giudiziaria, le questioni condominiali subiscono già il preventivo ed obbligatorio vaglio della c.d. mediaconciliazione procedura (con tempi e costi) che, quale condizione dell'azione, le parti devono preventivamente espletare.
Si ricordi, inoltre, che, contrariamente a quanto ritenuto dall'opinione pubblica (… più pende più rende …), la classe forense è, da sempre, fortemente impegnata, nell'ambito del proprio quotidiano lavoro, ad attivarsi per evitare il giudizio e per perseguire sempre e preliminarmente gli accordi in via stragiudiziale.
Va ancora considerato che le questioni condominiali necessitano di una specifica e puntuale competenza tecnico giuridica che non rientra tra quelle tipiche del GDP.
Le questioni condominiali, inoltre, incidono su uno degli aspetti principali delle esigenze di vita, che è quello dell'abitazione e dell'abitare.
Proprio ciò è ed era a fondamento del principio per cui, le questioni immobiliari, in quanto aspetti rilevanti della vita sociale ed economica, vanno rimesse al giudice ordinario.
Bisognerebbe, pertanto, pensare, ad una specialità per il settore immobiliare come previsto per l'impresa, per il lavoro, per la famiglia, ove ricomprendere il condominio, le locazioni, gli sfratti e tutti gli aspetti fortemente inerenti alla casa. Ciò permetterebbe di avere un magistrato particolarmente competente su questioni di incidenza fondamentale per le persone e per la società.
Va poi considerato che il vero problema della giustizia non è il modificare, qua e là ed ogni tanto, le leggi di procedura ed il diritto sostanziale.
Il ns. ordinamento giuridico, contrariamente a quanto si dice da molti, è un entità forte, strutturata e consolidata i cui veri nemici sono le leggi e le modifiche fatte in maniera avventata, da un legislatore impreparato e molto spesso sull'onda di emozioni e di esigenze del momento.
Quello che veramente manca è la struttura giudiziaria. Anche qui da sfatare un luogo comune. I magistrati e i funzionari delle cancellerie operano con impegno, dedizione e competenza spesso in condizioni insostenibili.
Pochi magistrati in più, una ristrutturazione dell'apparto amministrativo conseguente anche all'impatto straordinario dell'informatica sulla gestione dell'attività, sarebbero sufficienti a dare al paese, finalmente, una giustizia che soddisfi la principale, fondamentale e legittima aspettativa degli utenti che è quella di una decisione in tempi ragionevolmente rapidi.
Il provvedimento in questione, pertanto, non soddisfa nessuna delle esigenze evidenziate.