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Le tasse sulla casa, questione culturale e sociale

di Marco Evangelisti, presidente Appc

L'intenzione manifestata recentemente dal Premier Renzi di eliminare la tassazione sulla prima casa, costituisce una novità di assoluta rilevanza, non tanto sul piano economico (il gettito non è tra i più significativi), quanto sotto il profilo politico culturale.
Per la prima volta un leader dell'area di centrosinistra dimostra di non essere più condizionato dal retaggio ideologico della sinistra ottocentesca riguardo alla proprietà immobiliare.
Dimostra cioè di aver compreso che la proprietà della casa, da quando si è largamente diffusa tra il ceto medio e quello operaio, non può più essere vista come un fattore o un indice di ricchezza, bensì di sicurezza e dignità del cittadino.
Ne era ben consapevole il legislatore costituzionale quando affermò all'art. 47 che la Repubblica “favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà della abitazione”.
Non altrettanto lungimiranti sono state le forze politiche di sinistra che hanno sofferto fino ad oggi di una sorta di imbarazzo nei confronti della piccola proprietà, non sapendo bene come inquadrarla nei vecchi schemi ideologici.
Quando Renzi afferma che un cittadino che ha fatto sacrifici pagando un mutuo per acquistare la prima casa non può essere penalizzato fiscalmente, riconosce finalmente e pubblicamente un dato di fatto che le organizzazioni della piccola proprietà da tempo e con fatica tentano di far accettare e acquisire dall'opinione pubblica:
Il cittadino che acquista la sua prima casa, libera a favore di altri cittadini le risorse pubbliche (che in Italia per la verità sono veramente poche rispetto ad altri paesi europei) destinate al soddisfacimento del bisogno abitativo delle fasce a basso reddito. In termini più banali è un concorrente in meno per chi aspira alla casa pubblica ed un potenziale costo in meno per lo Stato.
A mia volta aggiungo un'altra considerazione, che riguarda invece la sicurezza ed la dignità del cittadino cui ho accennato sopra:
Chi è proprietario della casa dove vive è un cittadino un po' più libero perché non è più condizionato o condizionabile né da un locatore privato, né dal ceto politico o dalla burocrazia che gli concedano l'uso di una casa pubblica (come sa bene chi ha vissuto nei regimi dell'Est).
Detto della piena condivisione della intenzione del Premier riguardo alla prima casa, debbo dire anche che le aspettative dei piccoli proprietari riguardano altresì una complessiva e generale diminuzione della pressione fiscale sugli altri beni immobili, quelli destinati all'affitto.
Qui non si tratta più di esonerare o meno , bensì di rendere più equa ed equilibrata una tassazione che , per quanto riguarda le tasse locali ( IMU e TASI ) , sovrapponendosi a quella sul reddito prodotto dal bene immobile ( per quanto oggi mitigata dalla cedolare ) nonché a quella di registro dei contratti , appare trovare giustificazione solo nella maggiore certezza del prelievo piuttosto che nella equità ( rispetto agli altri cespiti patrimoniali ) o nella quantità dei servizi ricevuti ( i comuni sono finanziati solo dalle tasse sugli immobili mentre determinati loro servizi hanno carattere generale , come viabilità , anagrafe , sicurezza , assistenza , etc. ) .
E' pertanto auspicabile che il Governo metta presto mano anche a questo aspetto.