Lavori & Tecnologie

Con il pellet attenzione alle emissioni di particolato

di M.C.V.

Cippato, pellet, gusci, vinacce, scarti della legna o agricoli e biogas: le caldaie a biomassa sfruttano combustibili non fossili per produrre, bruciandoli, energia. Diverse per taglia e potenza e per le soluzioni impiegate (anche a seconda che vengano utilizzate per riscaldare l’aria o allacciate all'impianto ad acqua), questo tipo di impianti si differenzia soprattutto per il combustibile adoperato. Nell’uso civile, i combustibili che vengono impiegati sono soprattutto legna, cippato (pezzetti di legno ricavati da scarti di segherie o da potature, efficiente ma richiede un’area ampia di stoccaggio) o pellet (scarti della lavorazione del legno resi in cilindretti pressati). La tecnologia è stata al centro di un ampio dibattito perché ritenuta responsabile di emissioni di particolato: più che in altri casi, è fondamentale da una parte la qualità dell’impianto e la sua corretta manutenzione (in 10 anni, i sistemi sono completamente cambiati, anche in termini di apparati di filtraggio) e dall’altra la qualità del materiale immesso (troppo spesso viene bruciata legna di provenienza non certificata). La tecnologia è incentivata dal conto termico e dall’ecobonus al 65%. I costi? Per medie prestazioni circa 4mila euro, fino a oltre 30mila.

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