Lavori & Tecnologie

Certificazioni, gli eco-bollini devono «dialogare»

di Maria Chiara Voci

Leed e Breeam per i complessi terziari, Casa Clima per l’efficienza dell’involucro, Protocollo Itaca legato alla qualificazione dei bandi regionali, Lbc che promuove immobili autosufficienti, Well sul benessere indoor, Envision per le infrastrutture green e anche la grande famiglia dei protocolli made in Italy di Gbc, con focus peculiari su edifici storici e condominio. Sono tutti sistemi di rating per certificare la qualità energetica degli immobili e sono spesso complementari: per tutti l’obiettivo è migliorare la qualità dell’ambiente, abbattere le emissioni in edilizia e spingere il mercato verso un’economia circolare.

L’industria delle costruzioni pesa per per oltre il 40% sulle emissioni di CO2 e per un terzo sull’uso di acqua potabile. Eppure mai queste certificazioni hanno fatto sistema. Venerdì, a Milano, negli spazi del Politecnico e su iniziativa di Gbc Italia, i rappresentati dei diversi protocolli si sono però seduti attorno a uno stesso tavolo. Nel giorno in cui in Polonia si è chiusa la Conferenza sul clima Cop24, la parola chiave è stata decarbonizzare, è da qui che passa il futuro e il business dell’immobiliare. «Sarà la domanda a selezionare la qualità dell’offerta– ha spiegato Marco Dettori, presidente di Assimpredil Ance Milano –. Chi non garantirà certi standard, non avrà più appeal». L’integrazione è l’unica strada per un cambio di passo. «I protocolli devono imparare a dialogare – ha concluso Giuliano Dall'Ò, presidente di Gbc Italia –. Insieme bisogna ragionare su come innovare, innalzare il livello e far percepire alla committenza i vantaggi di progettare, realizzare e gestire green».

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