Lavori & Tecnologie

La canapa in edilizia, un materiale alternativo compatibile con l'ambiente

di Marco Ghielmetti


L'utilizzo della canapa nell'edilizia è una pratica relativamente recente.
Le applicazioni dovute alla sua versatilità sono molteplici. Per le sue caratteristiche intrinsiche è in grado di garantire al tempo stesso isolamento termico e acustico, buon assorbimento e rilascio dell'umidità, traspirabilità e modesta reazione al fuoco (classe 2).
Le straordinarie caratteristiche di questo materiale sono il risultato dell'interazione dei suoi due componenti base:
- la fibra esterna, che è la parte molto resistente e garantisce elevate prestazioni agli sforzi di trazione;
- il canapulo, che è ricco di silicio e ha un'elevata capacità igrometrica, in grado di regolare il tasso di umidità dell'ambiante ed offre anche ottime caratteristiche isolanti.
La canapa ha una crescita rapida e abbondante. Per la mancanza di proteine al suo interno non viene attaccata da roditori o insetti e non permette la nascita di erbe infestanti. Per la sua coltivazione non è necessario l'impiego di erbicidi o pesticidi. Avendo una crescita di tre-quattro volte superiore rispetto a quella degli alberi, da un ettaro di canapa si ricava la quantità di cellulosa in un solo anno che quattro ettari di bosco producono in decine d'anni. Inoltre, la minor presenza di lignina consente di ricavare la cellulosa per le industrie cartarie senza l'utilizzo di acidi. La canapa ha anche un'azione fertilizzante e fitodepuratrice: è capace di bonificare e risanare le aree inquinate dalle industrie chimiche.
E' un prodotto sostenibile, tra i più interessanti nella filiera della bioedilizia. La materia prima rinnovabile e i sottoprodotti facilmente riutilizzabili e riciclabili la inquadrano perfettamente nell'ottica di un'economia circolare. Studi basati sull'analisi LCA, la valutazione del ciclo di vita di materiali derivanti dalla canapa, dimostrano che i materiali presi in considerazione hanno un apporto negativo di anidride carbonica in atmosfera. L'intera filiera della produzione di canapa infatti toglie dall'atmosfera più CO2 di quanta ne venga prodotta. È stato inoltre calcolato che una tonnellata di canapa secca possa sequestrare 325 kg di CO2.
Nel settore edile ma anche in quello industriale, i prodotti totalmente naturali che possono essere ricavati sia dal fiore che dal fusto della canapa sono molteplici. Già nel 1933 Henry Ford lo aveva capito, nel domandarsi: «Perché usare le foreste o le miniere se possiamo ottenere l'equivalente dal raccolto annuo dei campi di canapa?».

L'utilizzo della canapa nella filiera edilizia
Sul mercato della filiera edilizia sono disponibili pannelli isolanti che possono essere inseriti nelle murature, nei sottotetti, nei pavimenti, nei controsoffitti e nei divisori interni.
Unendo la parte legnosa dello stelo di canapa con un legante a base di calce idraulica si ottiene un prodotto biocomposito rigido e leggero con ottime caratteristiche di isolamento e durevolezza che, con il passare del tempo e per via del processo di pietrificazione, acquisisce una consistenza simile alla pietra. Calce e canapa sono state già utilizzate dall'umanità da diversi secoli ma solo recentemente si stanno rivalutando le loro potenzialità estremamente interessanti.
Ultimamente, la canapa viene utilizzata anche nel settore dei rinforzi strutturali e del consolidamento edilizio affiancandosi ed offrendo una interessante alternativa alla fibra di carbonio e di vetro. La biofibra di canapa ha buone proprietà meccaniche, una notevole resistenza a sforzi, tensioni e deformazioni, tanto da poter essere usata per rinforzare murature, archi, volte e tutte quelle parti strutturali soggette a fenomeni fessurativi e lesionativi, anche in edifici danneggiati da sismi o incendi.
La coltivazione della canapa industriale in Europa sta conoscendo una nuova stagione di sviluppo e la sua produzione sta segnando livelli record secondo i dati dell'EIHA (European Industrial Hemp Association) raggiungendo nel 2016 una superficie coltivata di trentatremila ettari con una costante crescita della domanda in particolare nel settore industriale delle fibre.

Il quadro legislativo
I riferimenti normativi della legislazione europea si basano sui regolamenti 953 del 2006 e 507 del 2008. L'Europa ha anche sviluppato il primo protocollo sulla certificazione sostenibile della fibra di canapa.
L'Italia vanta una tradizione storica molto radicata. Agli inizi del ‘900 erano più di centomila gli ettari coltivati a canapa e fino al 1950 l'Italia era il secondo produttore mondiale; tradizione via via decaduta con l'avvento del proibizionismo. Seppur mai espressamente vietata, la mancanza di una normativa chiara ed interpretazioni restrittive delle leggi antidroga hanno portato a vari sequestri di coltivazioni ed al crollo della produzione che nel 2015 era scesa a poco più di tremila ettari (fonte federcanapa). Le prime disposizioni normative sono contenute nella circ. n. 734 del 2 dicembre 1997 (Disposizioni relative alla coltivazione della Cannabis Sativa L.), integrata successivamente da altre due circolari (circ. n. 1 dell'8 maggio 2002 e circ. Ministero della salute 22 maggio 2009).
Il 14 gennaio 2017 è entrata in vigore la prima legge italiana che regola il settore della canapa industriale (legge 242 del 2 dicembre 2016) attraverso la quale il legislatore ha inteso sostenere la coltivazione e lo sviluppo della filiera della canapa (Cannabis sativa), quale coltura in grado di contribuire alla riduzione dell'impatto ambientale in agricoltura, alla riduzione del consumo dei suoli e della desertificazione e alla perdita di biodiversità. Il Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, compatibilmente con la normativa europea in materia di aiuti di Stato, destina annualmente una quota delle risorse disponibili a valere sui piani nazionali di settore di propria competenza, nel limite massimo di settecentomila euro, per favorire il miglioramento delle condizioni di produzione e trasformazione nel settore della canapa.
Grazie alla nuova legge non è più necessaria alcuna autorizzazione per la semina di varietà di canapa certificate con contenuto di THC al massimo dello 0,2%.
Il nuovo quadro legislativo può finalmente valorizzare le caratteristiche distintive della canapa in Italia, dove si sta verificando una rapida diffusione della coltivazione in diverse regioni.
In particolare in Puglia si sta sviluppando un modello di economia circolare a filiera corta, che prevede il raddoppio della coltivazione e la realizzazione di un impianto di trasformazione con una capacità di circa 5 mila tonnellate all'anno.
L'augurio è che possa offrire l'opportunità per creare una moderna filiera della canapa italiana; aiutando a ridurre l'inquinamento e gli effetti devastanti dell'uomo sul clima e in generale contribuire a creare un modello sostenibile di sviluppo economico.

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