Lavori & Tecnologie

Contabilizzatori, la programmazione «in chiaro» è un vantaggio importante

di Laurent Socal

Ha fatto notizia la recente improvvisa pubblicazione di una nuova versione della norma UNI 10200. Cosa è accaduto alla UNI 10200: sulla base di un “sospetto di presunta incompatibilità” fra la norma europea EN 834 (norma che si occupa del prodotto “ripartitore”) e la norma nazionale UNI 10200:2013 (che si occupa della ripartizione dei costi), con motivazioni tecniche parziali e senza consultare gli organi tecnici preposti (il gruppo di lavoro che ha prodotto la norma UNI 10200:2013), l'UNI ha preso un provvedimento immediato e cautelativo. Non è quindi corretto presentare come fatti pacifici delle ragioni di “sospetto di presunta incompatibilità”. Il contesto è quello della contabilizzazione individuale dei consumi, con riflessi su tutti i bilanci dei condomini. Crediamo quindi sia importante affrontare il merito della questione.
Nel merito i punti coinvolti sono due: la programmazione “in chiaro” (o meno) dei ripartitori e la determinazione della potenza dei corpi scaldanti. Le due questioni hanno un punto comune: il ripartitore, quell'oggetto che viene attaccato al radiatore (fra il 60% ed il 75% dell'altezza) e sente quanto caldo è il radiatore su cui è installato. Per determinare l'emissione di calore, obiettivo della sua installazione a bordo del radiatore, occorre dirgli anche “quanto grande è il radiatore”, cioè la sua potenza nominale e quanto “sente” la temperatura del radiatore (ciò dipende da come è fissato e dal numero di sensori).
Il primo punto riguarda il fatto che si debba o meno programmare nel ripartitore la potenza del radiatore (cioè quanto grande è il radiatore, coefficiente Kq) ed il fattore di accoppiamento del ripartitore al radiatore (cioè quanto il ripartitore effettivamente sente la temperatura del radiatore, coefficiente Kc). Se la potenza del radiatore ed il fattore di accoppiamento sono programmati in ciascun ripartitore, le indicazioni dei display dei ripartitori hanno tutti la stessa proporzione con il calore erogato, cioè tutti la stessa unità di misura, e l'utente può sommarli e fare confronti. Se non vengono programmati, lasciando indicato nel ripartitore una potenza unitaria del radiatore ed un accoppiamento perfetto, le indicazioni dei vari display hanno unità di misura diverse ed occorre tenerne conto a fine anno.
Non programmare i ripartitori per potersi avvalere di personale non qualificato è un motivazione alquanto strana. Il personale qualificato serve comunque, in quanto prima o dopo la potenza di ciascun corpo scaldante deve essere determinata e, soprattutto, il ripartitore deve essere correttamente installato usando le staffe previste dal costruttore altrimenti potrebbe essere montato nel punto o all'altezza sbagliati oppure sentire male la temperatura del radiatore, falsando la lettura. Voler utilizzare “personale non altamente specializzato” come propongono alcuni è un ottimo presupposto per una contabilizzazione imprecisa, cosa che non ci risulta essere desiderabile per l'utente e seme di potenziale contenzioso.
Dal punto di vista dell'utente, il display ha la funzione non trascurabile di fargli capire quanto consuma. Se i ripartitori non sono programmati, le indicazioni non sono correlate allo stesso modo al consumo effettivo (non sono “in chiaro”) e l'utente non può fare la somma delle letture del suo appartamento perchè hanno di fatto unità di misura diverse. E' come se uno andasse dal benzinaio ma invece dei litri di benzina vedesse un numero arbitrario diverso su ciascuna pompa e solo quando va alla cassa gli fanno la moltiplicazione e gli dicono quanta benzina ha realmente comprato. Lascio al lettore valutare quale soluzione sia più trasparente e più comoda nel regolarsi (tutti in litri o ciascuno con la sua unità di misura diversa… galloni, pinte…). La norma di prodotto EN 834 consente l'esistenza di dispositivi non programmabili perché alcuni decenni fa era comprensibile l'esistenza di dispositivi semplici e primitivi. Oggi non è più così. Tollerare che dispositivi elettronici praticamente tutti programmabili non vengano programmati ci sembra non accettabile. In ogni caso, se una norma di prodotto dice che un prodotto può essere programmabile oppure no, non ci sembra che ci sia contrasto alcuno se una norma di utilizzo dica “qualora sia programmabile, programmalo”.
Per inciso, un'informazione utile per i condomini è che deve sempre esistere un elenco dei due fattori Kc e Kq per ogni corpo scaldante. O è verificato che sono programmati correttamente o l'eventuale moltiplicazione dell'indicazione a display per questi due fattori sia esplicitata vicino alle singole letture nelle bollette (in caso di ripartitori non programmati).
Il secondo punto riguarda la determinazione della potenza nominale del radiatore, ovvero “quanto grande è il radiatore”. E' pacifico che deve essere una determinazione accurata perché ad essa sarà proporzionale l'addebito per energia consumata. La norma EN 834 si occupa del ripartitore. Non ha competenza alcuna in merito a dire “quanto grande è un radiatore” ma prende semplicemente atto di questo dato. A nostro avviso è quindi impossibile un contrasto fra norma EN 834 e UNI 10200 su questo punto. Ma entriamo anche qui nel merito per correttezza.
Dal 1995 i radiatori vengono testati con accuratezza e la “grandezza” ovvero la potenza nominale del radiatore è nota con precisione. Ciò è stato ottenuto con notevoli sforzi nel definire la strumentazione e le prove necessarie, lavoro risultato nella pubblicazione della norma EN 442:1995. Prima del 1995 le potenze dichiarate erano molto più incerte ed i costruttori avevano ampi margini nel poter dichiarare valori “imprecisi”. In Italia fu l'ECOMAR a mettere per prima un po' di ordine nel settore facendo centinaia di prove imparziali in quanto condotte da un'associazione fra molti produttori, individuando numerose “imprecisioni”. Il frutto di questo lavoro è il cosiddetto metodo dimensionale, che fornisce una correlazione che sulla base delle dimensioni del radiatore e della sua tipologia permette di determinarne la potenza con buona precisione. Il fatto fisico alla base questo metodo, che concorda con i dati delle prove odierne fatte con la moderna norma EN 442, è che un radiatore emette calore per irraggiamento in ragione della sua superficie visibile esternamente e per convezione (movimento dell'aria) in base al suo volume. Una tabella fornisce l'efficacia dello scambio convettivo in funzione della tipologia di radiatore. La 10200, col metodo dimensionale, fornisce quindi un criterio oggettivo, ripetibile e preciso per la determinazione della potenza dei radiatori installati prima della norma EN 442:2005. Sono presenti in questa tabella i radiatori tipici installati in Italia negli anni '60 e '70. A questo punto cosa dicono la EN 834 e la UNI 10200 in merito al dato di potenza del radiatore?
La EN 834 prende semplicemente atto dell'esistenza della “potenza del radiatore”, e dà la preferenza alla “potenza del radiatore quando funziona a temperatura media di 60 °C oltre l'ambiente”, senza specificare in alcun modo l'origine di questo dato ed i requisiti di precisione. Dice solo, bontà sua, “di far riferimento al radiatore effettivamente installato” (!). In virtù di ciò, chi invoca la EN 834 usa delle raccolte di dati forniti dai produttori nel tempo (cioè nei decenni passati). In alternativa (come fosse in subordine) la EN 834 ammette anche l'uso della potenza precisa definita secondo norma EN 442, dato che dovrebbe invece avere priorità assoluta.
La UNI 10200 invece dice correttamente che la fonte primaria di informazione è la EN 442. Solo quando questo dato non può essere presente (radiatori costruiti prima del 1995), si ricorre al metodo dimensionale che fornisce un riferimento certo e ripetibile. Dati di origine incerta non sono ammessi dalla UNI 10200, cosa che ci sembra quanto mai opportuno in questo contesto.
Di nuovo lasciamo al lettore valutare quale sia soluzione più corretta e tracciabile fra le due proposte.

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