Fisco

Ecobonus, possibile cedere lo sconto anche solo in parte

di Saverio Fossati

Il puzzle infinito della cessione del credito fiscale per l’ecobonus si è arricchito di alcuni importanti tasselli con le risposte fornite dall’agenzia delle Entrate in occasione di Dichiarazioni24 , l’iniziativa del Sole sulle dichiarazioni dei redditi 2019.

Le prime tessere erano state messe a gennaio 2017 (legge 232/2016), da quando è diventato possibile cedere le detrazioni fiscali del 65%, anziché utilizzarle nella dichiarazione dei redditi in dieci quote annuali. È così diventato possibile prima per i soli interventi sulle parti comuni condominiali e poi, dal 2018, anche per unità immobiliari singole, cedere il credito d’imposta alle imprese che hanno effettuato gli interventi o anche ad altri soggetti privati, con la facoltà di successiva cessione del credito. Con divieto di cessione a banche e intermediari finanziari (la potevano fare solo gli «incapienti» con redditi sotto gli 8mila euro annui).

Ma con la circolare 11/E/2018 le Entrate hanno di fatto eliminato il divieto, chiarendo che cessionari potevano essere anche altri soggetti privati purché «collegati al rapporto che ha dato origine alla detrazione», in genere con un consorzio. Poi, con altri interventi (provvedimenti prot. 165110/2017 e 108572/2017), l’Agenzia ha finalmente spiegato la procedura della cessione del credito per gli interventi condominiali e (prot. 100372/2019) e sulle singole unità immobiliari. Un tassello anomalo è stato aggiunto dal Dl 34/2019 (decreto Crescita), che ha tracciato una via parallela: possibile cedere il credito in cambio dell’intero importo (senza, cioè, sconti a favore del cessionario) a imprese che lo portino in compensazione (senza ulteriori cessioni) in cinque anni. Ma si tratta solo di imprese con volume d’affari adeguato e imposte in proporzione.

La materia è diventata talmente farraginosa da rendere necessari interventi sull’applicazione. E con le risposte pubblicate venerdì sul Sole 24 Ore ( www.dichiarazioni24.com ) diventa possibile chiarire parecchi dubbi. A cominciare da quello di chi vorrebbe conservare come detrazione una parte del bonus (la cessione, infatti, di regola, comporta uno sconto a favore del cessionario): per le Entrate è possibile, se si tratta di unità immobiliari singole, quando la spesa riguarda più imprese. Il contribuente potrà scegliere a chi cederlo e a chi no e detrarre personalmente il resto. Chiarita anche la questione delle parti comuni condominiali: quando il condomino incapiente cede il suo credito con lo sconto (quindi copre meno del 100% della sua quota millesimale di spese), l’amministratore farà il bonifico parlante all’impresa solo per la quota restante, a fronte di una fattura che indica invece tutto l’importo.

Infine, le Entrate hanno precisato che nella dichiarazione dei redditi (730 o Redditi PF) non va indicato nulla sulla cessione del credito.

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