Fisco

La cessione del credito fiscale rischia di diventare meno vantaggiosa

di Saverio Fossati

I nuovi massimali, articolati per tipologia d’intervento ma comprensivi di tutto, rischiano di compromettere anche il processo della cessione del credito fiscale, che da pochi mesi ha assunto una fisionomia chiara (si veda il Sole 24 Ore del 24 aprile e 1°, 19 e 23 maggio scorsi). I grandi fornitori di energia hanno già elaborato (come A2A,Energa, Eni, Hera e Iren) offerte «chiavi in mano» ai condomìni per la riqualificazione energetica, ma dovrebbero rivedere i conti che parlavano di un giro d’affari stimato in 30-35 miliardi di euro per 300-350mila edifici in Italia.

Il gioco, infatti, è complesso: attraverso l’acquisto del credito fiscale da parte di un consorzio di cui facciano parte istituti bancari e aziende energetiche è possibile finanziare l’intervento e, con la possibilità di effettuare sostanziosi sconti sul combustibile (con un programma di fidelizzazione anche decennale del cliente) e l’effettivo risparmio dei consumi (dal 30% in su), ecco che il margine diventa ampio: di fatto, i condòmini non pagherebbero nulla in più rispetto a prima e, anzi, le probabilità di risparmio per gli edifici oggi energivori potrebbero farsi concrete anche da subito.

Ma si tratta, naturalmente, di una costruzione dagli equilibri complicati: per Luca Rollino, ingegnere termotecnico, «abbassando i tetti molte voci resteranno fuori e non potranno entrare nel 65%, quindi senza cessione del credito. Mentre prima si poteva cedere anche il 70% della spesa, adesso su un lavoro da 100 solo 50 usufruisce del 70% e il resto non è cedibile. Tutto questo potrebbe ridurre la portata dell’ecobonus. Eppure, ora il mercato è in ebollizione ed è molto sensibile». Moltissimi interventi, infatti, richiedono intonaci, rifacimenti di ringhiere e davanzali, ristabilimento del decoro architettonico dopo i lavori: «Tutto questo sarebbe incluso negli accessori e quindi, di fatto, escluso», conclude Rollino.

Il tetto, infatti, potrebbe produrre una corsa al risparmio, tutto a scapito della qualità del prodotto installato e dei servizi dei professionisti. Alessandro Ponti di Harley&Dikkinson Finance, che collabora con Eni al lancio dell’offerta “CappottoMio”, patrocinata da Enea, pensa che i lavori, in parte, si faranno lo stesso, ma mancando lo scopo vero del risparmio energetico: «Se il cappotto ti costa poco di più di una verniciatura lo fai, se costa molto di più non lo fai. Con sicuri danni ambientali, minore autonomia energetica ed effetti collaterali sulle sanzioni Ue. Alla fine, i vantaggi saranno solo per i produttori di pannelli cinesi e di infissi dei Paesi dell’est: si troveranno il mercato in mano. Credo che ci sarà un gioco al ribasso e, alla fine, si farà lo stesso ma rinunciando alla nostra tecnologia e alla possibilità di esportarla».

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