Fisco

Ecobonus in cerca del rilancio Solo il 10% approfitta dello sconto

di Giuseppe Latour e Valeria Uva

Poco più di una finestra su dieci viene sostituita con l’incentivo più alto del 65%; stesso discorso per le caldaie: su 664mila apparecchi a condensazione venduti l’anno scorso, solo per 67mila è stato richiesto l’ecobonus. Numeri che, con la riscrittura delle regole per questa detrazione, potrebbero persino peggiorare.

A fotografare le “fragilità” dell’incentivo è il Rapporto Enea 2018 sull’efficienza energetica. Il dossier mette nero su bianco che, nonostante la maggiore convenienza rispetto al 50%, questo bonus non è la prima scelta di chi effettua lavori in casa, quando, come per finestre e caldaie, è di fatto sovrapponibile.

Prendiamo gli infissi: su 4,5 milioni di finestre vendute per ristrutturazioni nel 2017, all’Enea sono giunte 730mila richieste (16%) per il 65 per cento. Il rapporto non può indovinare dove siano “finite” le finestre mancanti all’appello, ma è lecito ipotizzare che, oltre a una quota di sommerso e agli acquisti non incentivati, una buona parte sia stata sostituita con il concorrente bonus del 50% per le ristrutturazioni. Che finora ha goduto di una maggiore facilità di utilizzo. E in più è l’unico che si aggancia al bonus mobili. Dal 2018, poi, l’ecobonus è addirittura sceso al 50 per cento.

Secondo i dati Cresme, nel quadriennio 2014-17 le domande di accesso al 50% sono state oltre 5,2 milioni, mentre il 65% è arrivato a quota 1,5 milioni, di cui la metà relative a infissi. Una cifra comunque rilevante, considerando che invece il 50% agevola anche gli interventi edilizi “generici”. In totale, l’ecobonus nei suoi dieci anni di vita ha generato oltre 35 miliardi di investimenti e, soprattutto, ha fatto risparmiare il 10% di energia nelle nostre case. Il problema è che soffre la concorrenza del 50 per cento. «Contano anche le differenze di richieste sul territorio», avverte Domenico Prisinzano, responsabile del laboratorio Enea attività programmatiche per l’efficienza energetica. In effetti, a fronte delle 38 pratiche ogni mille abitanti al Nord, il Sud non arriva a 10.

Se il presente ha già qualche zona d’ombra, la riforma allo studio del governo potrebbe rendere ancora più complicato l’utilizzo del bonus per l’efficientamento. Il decreto che ritoccherà gli standard tecnici per accedere al 65% conterrà un cambiamento radicale, stando alle bozze circolate nei giorni scorsi: l’introduzione di massimali unitari, che fissano un tetto di spesa per metro quadrato o per kW. Non sarà possibile spendere più di 350 euro al metro quadro per un serramento in una zona dal clima non molto rigido. E per una caldaia non sarà possibile sforare i 250 euro al kW. Ma in alcuni casi i prezzi medi superano questi livelli. Succede proprio per gli infissi: calcolando una media di mercato di circa 800 euro al metro quadrato, c’è il rischio di una forte penalizzazione rispetto al passato. Discorso diverso per le caldaie: per questi prodotti i nuovi massimali sono allineati ai prezzi di mercato (si vedano gli esempi in pagina). Nei casi peggiori si potrebbe perdere circa metà di quanto si incassava finora. E a quel punto, per evitare un’ulteriore «fuga» dall’ecobonus, occorrerebbe una riforma più articolata, estesa anche al 50 per cento. Per differenziare davvero.

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