Fisco

Il cantiere dei bonus: così si tagliano i costi

di Cristiano Dell’Oste e Giuseppe Latour

È un sistema su due livelli quello con cui oggi devono fare i conti i proprietari di casa interessati a sfruttare i bonus fiscali sugli interventi edilizi. Tra proroghe, modifiche e novità, la legge di Bilancio 2018 delinea il restyling più profondo da quando, nel 1997, fu introdotto il 36% sulle ristrutturazioni.

L’entry level è rappresentato dalla detrazione Irpef del 50%, prorogata fino al 31 dicembre di quest’anno (farà fede la data del bonifico). Si applica su una spesa massima di 96mila euro per unità immobiliare e agevola una vasta gamma di interventi. Dalla manutenzione ordinaria, come la tinteggiatura (ma solo su parti comuni condominiali) ai lavori edilizi più pesanti, passando per l’installazione di porte blindate, finestre, servoscale e così via (si veda il grafico a fianco).

La burocrazia è ridotta al minimo. Di fatto, basta pagare con bonifico “parlante” e conservare la fattura, oltre a curare la pratica edilizia, se necessaria. Non c’è da stupirsi che nelle dichiarazioni dei redditi del 2016 oltre 8,2 milioni di contribuenti su 40,7 abbiano usato la detrazione base sul recupero edilizio.

A questa agevolazione, tra l’altro, anche nel 2018 sarà possibile agganciare il bonus mobili, lo sconto del 50% su una spesa di 10mila euro, per l’acquisto arredi ed elettrodomestici. Ma solo se i lavori sono iniziati dal 2017 (si veda il pezzo in basso).

Il secondo livello creato dalla manovra, invece, è tutta un’altra storia. Bonus potenzialmente più ricchi, ma regole più complicate. Così, da un lato, per i proprietari diventa quasi indispensabile farsi affiancare dai tecnici, mentre, dall’altro, per i professionisti e le imprese si aprono nuove opportunità di lavoro. Vediamo perché.

L’ecobonus viene prorogato fino a fine 2018 per gli interventi su singole unità immobiliari e resta confermato al 2021 per i condomìni. Ma la detrazione scende dal 65 al 50% per la sostituzione delle finestre e delle caldaie a condensazione meno evolute, che tra il 2014 e il 2016 hanno pesato per il 76,1% di tutti gli interventi dell’ecobonus.

Rispetto al passato, allora, sono percorribili molte più strade. Ad esempio, chi deve ristrutturare una villetta monofamiliare potrebbe puntare quest’anno sulla riqualificazione globale (agevolata al 65% fino a una spesa di circa 153mila euro); oppure, se non raggiunge i requisiti di prestazione richiesti dall’ecobonus, accontentarsi del 50% “standard” fino a 96mila euro, magari abbinato all’installazione dei pannelli solari termici (al 65% e plafond di spesa dedicato). O, ancora, se la casa necessita di un intervento strutturale e si trova in zona sismica 1, 2 o 3, optare per il sismabonus, che ha lo stesso massimale a 96mila euro, ma scade nel 2021, può arrivare all’80% e si recupera in cinque anni anziché dieci. In pratica, spendendo 50mila euro, ne potrebbero scontare 40mila dall’Irpef in cinque rate da 8mila euro. Uno sgravio così forte da imporre una verifica preliminare sulla “capienza”: considerando che l’Irpef media lorda è intorno ai 5.500 euro, il rischio di sprecare parte del bonus non è remoto.

Anche il fattore tempo è rilevante. A parte il sismabonus, le altre detrazioni su singole unità immobiliari scadono a fine anno. Il 50% è stato prorogato sei volte dal 2012, ma senza ulteriori rinvii nel 2019 si tornerà al 36% su 48mila euro e chi sfora i tempi rischia di perderci parecchio. Per i condomìni, invece, l’ecobonus e il sismabonus scadono nel 2021. Così come l’altra novità della manovra: la detrazione extra large all’80 o 85% per gli interventi condominiali combinati antisismici e di efficientamento energetico. L’entry level, invece, anche su parti comuni si ferma al 2018.

Nel valutare il fattore tempo, bisognerà considerare che la manovra 2019 sarà impostata da un nuovo Governo: possibile che ci sia un ulteriore rimaneggiamento degli sconti, seguendo la strada già tracciata quest’anno.

A rendere ancora più articolato il menù delle scelte possibili c’è, infine, il bonus dedicato al verde privato: una detrazione del 36% all’esordio assoluto. Che potrebbe, però, scontare qualche sovrapposizione con il 50 per cento.

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