Fisco

Affitti in nero diminuiti del 42% dal 2010

di Saverio Fossati

Quasi dimezzato in sei anni il tax gap sugli affitti: le locazioni in nero, il cui mancato gettito era stimato in 2,3 miliardi nel 2010, è sceso a 1,3 nel 2015. Sono i dati del Mef contenuti nella Nota di aggiornamento del Def 2017 e rilevati da Confedilizia.

In effetti l’evasione stimata sembra aver subito un colpo a partire dal 2012, quando è scesa da 2,38 a 1,93 miliardi, per poi scendere ancora nel 2013 a 1,28 (il punto più basso), risalire a 1,39 nel 2014 e ridiscendere a 1,33 nel 2015 (ultimo dato disponibile). La «propensione all’evasione» segue lo stesso andamento, partendo dal 25,3% nel 2010 (un affitto su quattro in nero) sino al 15,3% nel 2015.

Le cause sono difficilmente attribuibili all’intensificarsi dei controlli, perché il mondo degli affitti in nero è davvero sfuggente: spesso un canone ragionevole passava proprio dall’autoriduzione fiscale. Ma l’introduzione della cedolare secca, a partire dai redditi da locazione 2011, è stata probabilmente la chiave di volta. Il concetto della cedolare ha impiegato anni a farsi strada, soprattutto tra proprietari abituati a non pagare un euro d’imposta, a fronte di un’imposta del 21% che, per quanto ridotta rispetto all’Irpef, vedeva pur sempre oltre un quinto dell’affitto involarsi all’erario. Tuttavia, commenta il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa «Ora ci sono le prove. La cedolare ha pienamente centrato uno dei suoi obiettivi, ridurre l’evasione fiscale. Ed è l’unico comparto in cui la tax compliance è cresciuta. Questi dati dovrebbero convincere Parlamento e Governo a estenderla agli affitti non abitativi».

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