Fisco

Il Governo promette: no alla mini-Imu sulle delibere comunali in ritardo

di Gianni Trovati

La replica 2016 della mini-Imu (e mini-Tasi) è da «evitare», e il Governo sta studiando il modo per risparmiare a contribuenti e intermediari «incertezza e confusione». Lo assicura il sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti in risposta al question time in commissione Finanze alla Camera.
La sanatoria sfortunata
Il problema nasce dalla sanatoria delle aliquote approvate in ritardo dai Comuni (per l’elenco completo cliccare qui) introdotta al Senato che, evidenzia Zanetti, entra in vigore il 1° gennaio prossimo mentre i saldi delle tasse sul mattone vanno pagati entro il 16 dicembre. Il tentativo di rivitalizzare le aliquote approvate dopo il 30 luglio (tranne che in Sicilia, dove i Comuni hanno avuto tempo fino alla fine di settembre per chiudere i preventivi 2015) era stato in realtà avanzato più volte, praticamente in tutti gli ultimi decreti sulla finanza pubblica, ma si era scontrato con varie opposizioni. Di qui l'emendamento votato a Palazzo Madama, che però è in una sede “inefficace” per quel che riguarda i saldi Imu-Tasi in scadenza a dicembre, dal momento che la legge di stabilità entra in vigore il 1° gennaio prossimo. Il problema (segnalato sul Quotidiano degli enti locali e della Pa del 13 novembre 2015) aveva fatto sbocciare le ipotesi più varie, tra cui in particolare quella di un mini-conguaglio da versare a gennaio. In pratica, i contribuenti interessati dalle 2.162 delibere approvate fuori tempo massimo in 866 Comuni (in ballo c'è l'Imu, la Tasi e la Tari, oltre all'addizionale Irpef: qui l'elenco completo dei Comuni e dei tributi interessati) avrebbero pagato a dicembre le tasse sul mattone secondo le vecchie regole, per poi tornare alla cassa a inizio 2016 per versare la quota mancante. Un'ipotesi che, regole alla mano, sembrerebbe al momento l'unica per applicare davvero la sanatoria.
La «mini-Imu» del 2014
Il precedente (infausto) non manca, ed è quello della mini-Imu di inizio 2014. Rispetto ad allora, però, la situazione è parecchio più complicata. La mini-Imu ha riguardato infatti solo una tipologia di immobili, l'abitazione principale, nei Comuni che avevano aumentato le aliquote nel corso del 2013, mentre ora ci sono in ballo possibili ritocchi sia per la prima casa sia per la seconda, per quella affittata oppure lasciata vuota, per gli immobili commerciali o per gli uffici. Un ginepraio, diverso da Comune a Comune, che produrrebbe molto più caos amministrativo che gettito reale. Tanto più che in qualche caso le delibere ritardatarie non hanno portato aumenti, ma agevolazioni e sconti per questa o quella categoria di contribuenti.
«No al caos»
In ogni caso, rispondendo ieri all'interrogazione proposta da Sandra Savino (di Forza Italia), il sottosegretario all'Economia ha garantito che il Governo è al lavoro per evitare sia «incertezza e confusione per i contribuenti e gli intermediari al momento del pagamento» sia «un aggravio di adempimenti a carico degli stessi contribuenti e dei Comuni derivante, in particolare, dalla necessità di procedere nell'anno 2016 ai conseguenti conguagli e rimborsi». L'obiettivo è chiaro: la strada per raggiungerlo, al momento, lo è meno.

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