Condominio

Categorie professionali messe a nudo dal coronavirus

Al termine di questa emergenza, bisognerà continuare a tutelare le categorie nel complesso e non solo gli associati

di Fabrizio Plagenza

È sotto l'occhio di tutti che questo sia un periodo connotato da gravissime difficoltà che interessano tanti settori dell'economia e che si riflettono, inesorabilmente, sulla vita di tutti i giorni. Perché oggi è difficile vivere la vita “di tutti i giorni”. Ed ecco che, quasi con naturalezza, si ha più tempo per pensare, riflettere, riorganizzare le idee.

Ci si chiede se, parallelamente, anche le associazioni di categoria stiano mettendo a posto i cocci e stiano lavorando per gli interessi degli associati o dei propri iscritti. Questo è un periodo in cui si discute se concedere benefici di natura economica a lavoratori autonomi e partite Iva. E' periodo di valutazioni e riflessioni.

Bene. Il tempo concesso dal Covid-19 spinge i nostri pensieri verso orizzonti a cui, spesso, prima d'ora, ci siamo solo avvicinati senza soffermarci troppo, spinti dalla corsa frenetica del quotidiano. Quasi la maggior parte di noi, oggi, è incline a fornire valutazioni personali su quali possano essere i rimedi per combattere il periodo di crisi che stiamo attraversando.

E', tuttavia, auspicabile, che le associazioni facciano la loro parte. Quanto alle associazioni di amministratori di condominio, abbiamo sicuramente preso parte alla loro presenza mediatica volta a rivendicare, per i propri associati, chiarimenti a fronte degli innumerovoli provvedimenti governativi. Assistiamo, pertanto, ad una massiccia presenza di comunicati e di prese di posizione rivolte al Governo. Associazioni di settore che rivendicano, dunque, con forza, la loro esistenza ed il loro peso specifico, prendendo, con forza, posizione sulle tematiche che più li riguardano da vicino.

Mi chiedo, tuttavia, quanto questo massiccio intervento “social” sia dovuto ad esigenze di visibilità contingenti o se questa costante presenza continuerà anche dopo il coronavirus. E' chiaro che questo è un periodo di riflessione che ci deve far soffermare su un punto importante: gli amministratori di condominio, possono definirsi realmente appartenenti ad una categoria?

Ho il timore che le categorie siano altre, purtroppo. Notai, medici sono “Categorie”, volutamente con la “C” maiuscola. Pronte ad intevenire compatte senza necessità che i singoli facciano la loro parte. Intervengono capendo prima gli effetti del problema. Ho il timore, invece, di dover affermare che la stessa cosa non possa dirsi per gli avvocati così come per gli amministratori di condominio. In questi ultimi casi, sembra emergere il singolo o, meglio, un insieme di singoli professionisti. Emerge, restando in tema di condominio, la tutela del bene esclusivo su quello comune.

Se così fosse, allora questo momento andrebbe sicuramente utilizzato per acquisire le dovute consapevolezze e fare le necessarie riflessioni. Oggi più di ieri, appare doveroso che le associazioni si uniscano per portare alla luce gli interessi e la tutela della categoria e non solo più dei propri associati. E' bene che si cominci a pensare che un associato è, comunque, un appartenente alla categoria.

Occorre che le associazioni di settore facciano uno sforzo in più e uniscano i loro intenti, senza specchiarsi troppo per pensare ad altro. Mai come adesso, non devono sorgere limiti ed ostacoli affinchè le tante associazioni si siedano ad uno stesso tavolo. Forse, un aiuto in tal senso potrebbe giungere da figure terze, esterne, in grado di guidarle ai loro posti ed accompagnarle a questo auspicato tavolo. Un mediatore, per intenderci. Usciremo da questa grave crisi. E' certo. Ne usciremo meglio se le associazioni, unite, si battessero per il riconoscimento di una categoria professionale, ancora oggi priva del dovuto riconoscimento.

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