Condominio

Il cappotto termico non è l’unica possibilità

Un rivestimento sottile che sostituisca il cappotto da 12 centimetri non c'è ma ci sono diverse alternative

di Glauco Bisso

«Un rivestimento sottile che sostituisca il cappotto da 12 centimetri non c'è ma ci sono diverse alternative. La qualità dei materiali deve essere controllata e ci sono avvertenze importanti che il condominio deve adottare per ottenere risultati ».

Lo dice al Quotidiano del Sole 24 Ore - Condominio Luca Laghi, direttore tecnico di Certimac, spin-off interamente controllata dall'Enea e dal CNR dedicata alla certificazione dei materiali per costruzione, sull'Italia che si fa bella con il Bonus facciate.

Quali intonaci possono sostituire il cappotto?
E' difficile per natura del materiale e metodi di applicazione. Vi sono però sul mercato molti materiali che promettono questo risultato ma all'atto pratico ci vorrebbero ben più di 12 centimetri di intonaco per sostituire un cappotto ordinario. Ci sono invece prodotti a spessore ridotto che consentono di ottenere interessanti proprietà di isolamento termico con pochi centimetri di prodotto o con cicli multistrato prevedendo una quota parte di intonaco, un rasante e un materassino isolante. Questi combinano una buona conducibilità termica con la capacità di ottimizzare lo scambio termico per irraggiamento grazie alla bassa emissività ed in virtù di questo, se paragonati al pari spessore di materiale isolante possono garantire una prestazione equiparabile o leggermente superiore. Tuttavia, ad oggi, parlare di sostituzione del cappotto con questi sistemi, non è possibile.
Il materiale che permetta di evitare lo spostamento dei cardini delle persiane, la sostituzione o il prolungamento delle davanzali e dei mezzanini quindi non c'è?
Se vogliamo agire dall'esterno non c'è una soluzione universale per ogni contesto ed è ciò che rende “complesso” il settore edilizio in cui ogni cantiere costituisce una sorta di “prototipo”: ci sono materiali tipo l'aerogel o gli isolanti sotto vuoto (V.I.P. – Vacuum Insulating Panels) che consentono di raggiungere valori di conducibilità molto bassi e quindi ridurre l'invasività del cappotto in termini di spessori, ma hanno costi ancora molto elevati per gli standard di mercato attuali. Se invece lavoriamo nel lato interno, come può avvenire negli edifici storici o soggetti a vincoli in facciata, ci sono cicli a spessore ridotto (i cicli sopra citati) che possono dare un contributo all'isolamento senza ridurre le volumetrie e quindi il valore dell'immobile. Il miglioramento della prestazione energetica c'è anche se non è, come già detto, paragonabile ai 12 centimetri di cappotto.

In che modo questo è possibile?
L'isolamento realizzato favorisce l'aumento della temperatura superficiale interna delle pareti aumentando complessivamente quella che viene definita come “temperatura operante”, che non è la temperatura dell'aria misurata dal termostato, ma si configura come l'indicatore di riferimento per definire le condizioni di confort. Capita infatti negli edifici non isolati che con il termostato a 23 gradi si continui a percepire freddo e senso di “discomfort”. In tali contesti, l'integrazione in muratura di materiali a ridotta conducibilità ed emissività consente, anche a strati sottili, di ridurre la trasmittanza termica ed incrementare la temperatura operante e quindi il confort. Inoltre, i primi due centimetri di isolamento applicati su una parete non isolata, sono in proporzione molto più determinanti dei successivi. Se a questo aggiungiamo uno strato superficiale a bassa emissività, si favorisce l'aumento della temperatura superficiale della muratura migliorando le condizioni di benessere termo-igrometrico e di confort percepito e riducendo il rischio di scendere (come temperatura) al di sotto del punto di rugiada che è alla base delle condense da cui possono nascere muffe, funghi, ecc. con importanti conseguenze sulla salubrità degli ambienti di vita.

Quindi un alternativa al cappotto non c'è ?
SI possono raggiungere risultati equivalenti con la combinazione di più prodotti, all'esterno ed all'interno, il cui costo, pensando a materiali VIP ad esempio, è da cinque a dieci volte superiore rispetto ai pannelli tradizionali. In alternativa, le soluzioni multistrato precedentemente descritte, pur non consentendo di assolvere ai limiti di legge per accedere alle agevolazioni fiscali, costituiscono un buon compromesso tra il miglioramento dell'isolamento e le condizioni di confort abitativo. E' probabile però che gli edifici di pregio abbiano anche all'interno alcuni dei problemi di modifica invasiva dell'esistente che si hanno all'esterno e che quindi possano essere adottati solo in quei casi in cui soprintendenze e regolamenti comunali lo permettano.

Come può il consumatore finale distinguere i materiali validi ?
Per il consumatore finale non è semplice “muoversi” all'interno di tale ambito ed è opportuno che si affidi al progettista ed al direttore lavori che, nella fase di accettazione dei materiali in cantiere, deve verificarne la conformità ossia che sia apposto il marchio CE (che non è un marchio di qualità, ma attesta che per il prodotto in questione viene garantita dal Produttore la conformità rispetto ai requisiti essenziali previsti dalla legislazione Europea) e che l'applicazione e la posa in opera avvenga secondo le indicazioni fornite dal produttore. Laddove previsto, senza il marchio CE, il prodotto non può essere commercializzato a meno che il prodotto non sia realizzato ad hoc per quello specifico cantiere o nel caso che il prodotto sia completamente innovativo e quindi non coperto da una normativa tecnica specifica.

Qual è il ruolo di CertiMaC ?
CertiMaC interviene come laboratorio prove a supporto dei produttori di materiali e sistemi per l'involucro mediante la verifica di conformità dei prodotti poi messi sul mercato. CertiMaC interviene anche nella sua veste di organismo di ricerca a supporto del produttore per sviluppare o ingegnerizzare materiali e soluzioni innovative. Infine veniamo chiamati in causa anche nell'ambito di interventi in cui sia richiesto un parere specialistico di parte terza nel caso di contenziosi che, nella stragrande maggioranza dei casi, sono per lo più determinati da errori nella posa più che nel processo di produzione industriale a monte.

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©