Condominio

È un obbligo la presenza dell’amministratore in assemblea?

di Pino Lionetti

Partiamo da una convinzione diffusa fra i commentatori giuridici in tema di condominio:
“la presenza dell'amministratore in assemblea non è obbligatoria”.
In questa affermazione, tanto perentoria quanto incomprensibile a molti, c'è del vero, ma è davvero così?
Effettivamente in nessuna norma del codice civile vi è scritto che l'amministratore debba presenziare alle assemblee dei condomini, ma provate ad immaginare, solo per un attimo, le vostre assemblee senza la sua presenza, con i condomini che gestiscono tramite il Presidente (figura oltretutto non prevista dal codice ma utilissima per disciplinare lo svolgimento della discussione ) tutte le incombenze che precedono lo svolgimento dell'assemblea stessa, e cioè la verifica della regolarità della convocazione, il numero dei presenti e dei millesimi, i quorum costitutivi e deliberativi. Poi, una volta accertata la regolarità, valutare che le delibere siano approvate correttamente con le doppie maggioranze, presenze e millesimi, diverse a seconda della delibera da assumere; ed infine che le delibere approvate non siano annullabili o addirittura nulle. Pensare seriamente che tutto ciò sia possibile senza la presenza di un professionista che guidi e indirizzi la discussione e le decisioni nel solco che le norme codicistiche prevedono, ma anche nel solco di tutte le altre leggi in materia condominiale è pura illusione. Difficilmente in seno all'assemblea vi sarà una figura in grado di gestire, al pari di un amministratore professionista, una complessità di problematiche di diversa natura.
Sappiamo tutti che il condominio è formato da una pluralità di soggetti che sono portatori di interessi diversi, a volte inconciliabili fra loro, ed è proprio in assemblea che si manifestano queste contrapposizioni. Qui emerge l'autorevolezza e la professionalità dell'amministratore il quale, in quanto soggetto terzo e privo di interesse proprio, potrà condurre l'assemblea a prendere la giusta decisione grazie alle proprie conoscenze ma anche alle sue capacità conciliative che, necessariamente, devono essere innate in chi svolge questa professione.
Come si diceva prima, il Presidente dell'assemblea può certamente disciplinare la discussione, ma l'amministratore non può e non deve esimersi dal condurre il processo decisionale mettendo in campo tutte le sue competenze maturate nella sua attività quotidiana e negli aggiornamenti costanti a cui è obbligato a partecipare.
Un buon amministratore, sebbene con le nuove leggi in materia non deve più agire come un “buon padre di famiglia” ma con la correttezza del professionista, non deve mai rinunciare a rendere edotti i propri amministrati a quali pericoli sono esposti se non rispettano le norme e le leggi che disciplinano la materia in tema di sicurezza, di risparmio energetico e salubrità degli ambienti, ma deve farlo sempre con la correttezza e la consapevolezza che a lui sono affidate risorse importanti da parte della comunità condominiale per conservare , valorizzare e riqualificare un bene come la casa che spesso è stato costituito con grossi sacrifici.

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