Condominio

Rendiconto con spese straordinarie, effetti diversi in condominio e supercondominio

di Bruno Piscitelli

Tra le principali attribuzioni dell'amministratore di condominio v'è quella della rendicontazione annuale della gestione, obbligo così importante da determinare, in caso di omissione o ritardo, la possibile revoca dello stesso da parte dell'autorità giudiziaria.
Accade spesso che nel rendicontare le spese sostenute nell'anno, nel bilancio che viene sottoposto all'assemblea per l'approvazione vengano inserite anche quelle di natura straordinaria al fine di rappresentare in un unico documento contabile tutte le spese effettuate e presentare un quadro completo di tutta l'attività gestionale.
Fino a quando si tratta delle sole spese imprevedibili di scarsa entità, magari già contenute nel preventivo come eventuali ed incerte, non sorgono problemi di sorta, ma quando si tratta di spese di notevole entità, addirittura approvate con apposita delibera, si rischia che l'intero bilancio debba necessariamente essere approvato con una maggioranza qualificata e non con la maggioranza degli intervenuti che rappresenti almeno un terzo del valore dell'edificio come previsto dall'art. 1136 3° comma codice civile.
Sarà pertanto consigliabile tenere separate le due gestioni per evitare di paralizzare quella ordinaria, essendo in tal caso necessaria per la sua l'approvazione una maggioranza più alta che potrebbe impedire o prolungare i tempi di riscossione di eventuali conguagli sovente contenuti in tali rendicontazioni.
E' pur vero che, nel caso si dovesse approvare un rendiconto contenente spese di natura ordinaria e straordinaria con la maggioranza ridotta cd. semplice, la relativa delibera sarebbe annullabile, trattandosi di un vizio formale (maggioranza inferiore a quella prescritta dalla legge), e pertanto impugnabile entro i termini di trenta giorni che, una volta decorsi, renderebbe la deliberazione definitivamente valida.
Diversamente accade in ambito del supercondominio, inteso come condominio orizzontale con un numero di partecipanti superiore a sessanta.
In tale ipotesi, il legislatore della riforma ha espressamente stabilito che la gestione ordinaria delle parti comuni come la nomina dell'amministratore è di competenza dell'assemblea dei rappresentanti mentre tutti gli altri argomenti, ivi compresi quelli inerenti la gestione straordinaria, resta di competenza dell'assemblea di tutti i partecipanti o supercondòmini.
Orbene nel caso l'assemblea dei rappresentanti dovesse approvare spese straordinarie inserite nella rendicontazione annuale o poste all'ordine del giorno in un capo a parte, le relative delibere sono affette da una più grave forma di invalidità ossia sono nulle perché adottate contra legem su argomenti non rientranti nelle materie costituenti oggetto della competenza dell'assemblea.
L'assoluta incompetenza nel decidere non può infatti portare a decadenze del diritto all'impugnazione delle delibere viziate.
La diversa conseguenza è rilevante in quanto la deliberazione affetta da nullità può essere impugnata da chiunque abbia interesse e senza limiti di tempo e cioè anche nella ipotesi che il proprio rappresentante abbia votato in senso favorevole.
Ciò è tanto importante perché il sistema di comunicazione al supercondòmino degli esiti dell'assemblea dei rappresentanti risulta alquanto incoerente e spesso non consente allo stesso di ricevere la stessa tutela prevista per i partecipanti al condominio.
Il legislatore della riforma del condominio ha infatti stabilito che una volta che il rappresentante sia stato convocato dall'amministratore del supercondominio, debba avvertire l'amministratore del subcondominio che a sua volta convocherà l'assemblea per informare i condomini e ricevere eventualmente indicazioni di voto.
E così, svoltasi l'assemblea dei rappresentanti, gli stessi sarebbero tenuti ad informare l'amministratore che a sua volta dovrà comunicare in assemblea gli esiti di quella dei rappresentanti.
Nel seguire alla lettera il dettato della norma si rischia un allungamento dei tempi di informazione che potrebbe pregiudicare non poco il diritto dei subcondòmini ad una eventuale impugnativa in quanto unici legittimati.
Ma l'intento del legislatore non è stato certo quello di complicare il funzionamento dei grandi complessi immobiliari ma di semplificarli. Pertanto, si ritiene che, una volta nominato il proprio rappresentante, tra l'altro con una maggioranza molto qualificata, con poteri privi di ogni limite e condizione, al rappresentato subcondòmino sarà sufficiente una semplice “presa d'atto” di quanto deciso, senza bisogno di ricorrere ad una attività che risulterebbe essere inutile e defatigante.
Bruno Piscitelli

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