Condominio

Il condomino mangia il verbale? Il reato c’è e il fatto non è «lieve»

di Saverio Fossati

Se mangi il verbale non si può negare il reato. Parliamo del sorprendente atto di un condomino, che durante una furibonda lite in assemblea, degna di un film di Fantozzi, ha superato la fantasia cinematografica divorando il verbale della riunione dopo averla «con violenza e minaccia» fatta interrompere. Il condòmino intemperante sosteneva in Cassazione che la delibera incriminata era già stata approvata e quindi la sua condotta non aveva avuto una reale influenza sugli altri condòmini. Ma la Suprema Corte (sentenza 34800, depositata ieri) , chiamata a decidere di questa grottesca questione, ha chiarito che il suo comportamento (aveva anche spinto un condomino facendolo cadere) e l’essersi impadronito della pagina del verbale d’assemblea per poi divorarla (senza addurre, peraltro, l’esimente dello stato di necessità per palese denutrizione) è una condotta «minacciosa e violenta» che configura in pieno la «violenza privata» di cui all’articolo 610 del Codice penale, senza possibilità di vedervi quella «tenuità del fatto» invocata dall’imputato per evitare la condanna.
Confermata, quindi, la condanna della Corte d’appello di Roma, e la rifusione di spese di parte civile e di giudizio per 5.500 euro complessivi (più spese accessorie), che hann reso quella pagina di verbale piuttosto indigesta.

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