Condominio

A trattare con i «bulli di condominio» deve essere l’amministratore

dalla Redazione - Lettera da un condòmino monzese

Si parla molto – e giustamente – di bullismo nelle scuole e nel quartiere, di mobbing negli ambienti di lavoro, ma poco del bullismo di condominio che pure è all'origine di buona parte del mezzo milione di denunce pendenti davanti ai magistrati italiani, quando non assume i connotati più tragici del delitto: anche pochi giorni fa, a Pescara, e prima a Solaro (Milano) 2 morti e due feriti per liti tra condòmini. E chi non ricorda i “vicini di Erba”?
Il bullo di condominio ha quali principali caratteristiche ignoranza e prepotenza, le stesse che costituiscono il brodo di coltura di ogni tipo di mafia. Ignoranza perché non riesce a capire quali sono i suoi diritti e i suoi doveri; prepotenza perché impone con la forza – verbale o fisica - le sue convinzioni.
Spesso il bullo di condominio ha la vita facile. La maggior parte dei condòmini lo subisce perché non intende aggiungere altre grane alle molte della vita quotidiana o semplicemente per paura; e l'amministratore dello stabile, altrettanto spesso, cede alle sue pretese per non complicarsi la vita. Con il risultato che la partecipazione alle assemblee – veri microcosmi della democrazia – è in continuo calo, spesso al di sotto del quorum.
L'amministratore deve saper mediare “secondo i principi del buon padre di famiglia” tra le divergenti posizioni dei condòmini. E qui non sempre le cose vanno nel modo giusto. Se il “buon padre di famiglia” deve punire il figlio prepotente che prevarica sui fratelli, spesso l'amministratore si mostra debole nei confronti del bullo di condominio, per quieto vivere: il suo, naturalmente.
Mestiere difficile quello dell'amministratore di condominio, tanto che per lui sono previsti, per legge, corsi di aggiornamento professionale periodici: trattano decine di temi – dalla ripartizione delle spese alla regolamentazione delle assemblee, dal controllo degli impianti termici ed elettrici alla sicurezza - e molto altro. Non esiste però un capitolo che insegni come gestire le situazioni difficili anzidette.
Teniamo presente che il bullo trae forza per il proprio comportamento, oltreché dalla debolezza dei comportamenti altrui, dalla gratificazione che gli viene dal potersi impunemente imporre agli altri in sede di assemblea condominiale. Se trovasse nell'amministratore un deciso contrasto alla sua prepotenza, se si trovasse isolato all'interno della comunità, abbasserebbe le penne e ne trarrebbe vantaggio la tranquillità del condominio: e forse si potrebbero evitare assurdi fatti di sangue.
Dall'analisi alla proposta: inserire nei corsi di aggiornamento professionale degli amministratori anche il capitolo “Come trattare il bullo del condominio” (titolo provvisorio). Cosa ne pensano gli amministratori interessati?

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