Condominio

Obbligatori i parcheggi per le bici?

di Donato Palombella


Spesso e volentieri, nelle assemblee condominiali, si discute a causa della cronica carenza di posti auto; queste discussioni, il più delle volte, sfociano nelle aule dei Tribunali, coinvolgendo le imprese di costruzione. Dobbiamo prepararci a discutere anche per i posti-bici? Cerchiamo di fare il punto della situazione! Il nostro Legislatore, allo scopo di promuovere l'uso della bicicletta come mezzo di trasporto quotidiano, turistico e ricreativo, ha recentemente varato la legge 2/2018. Tale norma, disciplinando le infrastrutture viarie, influisce, trasversalmente, su alcuni aspetti d'interesse per l'edilizia che cercheremo di individuare.

Il consumo di suolo
Il Legislatore nazionale appare sempre più preoccupato dall'eccessivo consumo di suolo e, in questa prospettiva, ha varato una serie di iniziative atte al recupero dei volumi costruiti. In tale contesto si collocano, per esempio, le numerose norme regionali che, sotto il marchio del "piano casa", prevedono una serie di premialità per le operazioni di demolizione e ricostruzione, facilitando, in tal modo, anche il cambio di destinazione d'uso e la riconversione del patrimonio costruito che, diversamente, rimarrebbe inutilizzato. Anche la Legge in commento prevede (all'articolo 1) di «ridurre gli effetti negativi della mobilità in relazione … al consumo di suolo». In verità non si riesce a comprendere come sia possibile raggiungere tale obiettivo in quanto, secondo la comune esperienza, la realizzazione delle piste ciclabili comporta la necessità di realizzare strade più ampie proprio perché occorre "fare spazio" alle piste ciclabili e, conseguentemente, un maggior consumo di suolo.

Nuovi compiti per i comuni: facoltativi i parcheggi di interscambio
Una delle disposizioni più interessanti contenute nella legge n.2/2018 è rappresentata dall'articolo 8 che contiene alcune disposizioni per i comuni. La norma introduce (comma 1) la possibilità, per le amministrazioni comunali, di prevedere, in prossimità di aeroporti, di stazioni ferroviarie, di autostazioni, di stazioni metropolitane e di stazioni di mezzi di trasporto marittimi, fluviali e lacustri, delle velo-stazioni, ossia dei centri per il deposito custodito di biciclette, l'assistenza tecnica e l'eventuale servizio di noleggio. Si tratta di realizzare, in altri termini, una sorta di "parcheggio di interscambio" riservato alle due ruote a pedali. Fin qui, però, sembra trattarsi semplicemente di una eventualità, di una possibilità offerta ai comuni per incentivare l'uso delle bici, e non di un vero e proprio obbligo. Saranno le amministrazioni più virtuose che dovranno cogliere l'occasione al balzo per fornire ai propri cittadini maggiori servizi senza appesantire i bilanci pubblici.

I parcheggi per le auto
La "vecchia" legge 1150/1942 prevede (articolo 41-sexies) che ogni costruzione debba essere dotata di una certa superficie da adibire a parcheggio. In particolare, la norma impone di realizzare, nelle nuove costruzioni, superfici a parcheggio pari al 10% dei volumi costruiti. Tale disposizione, peraltro, si limita a prevedere, a carattere generale, la realizzazione di parcheggi riservati alle autovetture, e non alle biciclette. Come ben sappiamo, il nostro ordinamento è complesso e particolarmente articolato così, scavando nei meandri delle norme, scopriamo che abbiamo anche altre disposizioni sulle aree a parcheggio e, in particolare, proprio sui parcheggi per le bici. Ci si riferisce, per esempio, al protocollo ITACA, che prevede delle premialità per chi, a livello progettuale, si impegna a realizzare degli spazi specificamente destinati al parcheggio delle biciclette; in questo caso, però, si tratta solo di "raccomandazioni" da rispettare volontariamente e non di veri e propri obblighi.

Introdotti i parcheggi per le bici
La legge 2/2018, innovando la materia, prevede, all'articolo 8, comma 4, che «in sede di attuazione degli strumenti urbanistici i comuni stabiliscono i parametri di dotazione di stalli per le biciclette destinati ad uso pubblico e ad uso pertinenziale».
La norma, quindi, introducendo un preciso obbligo a carico dei comuni, prevede, indirettamente, un nuovo obbligo a carico dei costruttori: realizzare gli stalli per le biciclette! Ciò che preoccupa sono le modalità attuative di tale nuovo obbligo che, pensato per le amministrazioni comunali, a cascata, si riverserà prima sui costruttori, e poi, inevitabilmente, sugli acquirenti. Quali sono i possibili punti critici all'orizzonte?

Ampia discrezionalità per i comuni
In primo luogo occorre mettere in conto che, mentre per la realizzazione dei posti auto riservati alle automobili abbiamo una legge nazionale che quantifica le superfici da destinare al parcamento delle autovetture, nel caso delle bici, la quantificazione degli spazi riservati viene lasciata all'arbitrio dei comuni. La norma, a parere di chi scrive, ha qualche zona di ombra almeno per due motivi. In primo luogo, perché i comuni possono disciplinare la materia a proprio uso e consumo creando sperequazioni tra i cittadini.
In mancanza di precise disposizioni statali, potrebbe accadere, per esempio, che Palermo potrebbe rendere obbligatoria la realizzazione di 100 posti-biciclette mentre Torino potrebbe renderne obbligatori 1.000 (o viceversa). Questa (ingiusta) disparità di trattamento appare ancor più evidente ed inconcepibile nell'attuale momento storico in cui la Riforma Madia ha introdotto il "regolamento tipo" valido per tutti i comuni d'Italia, proprio per normalizzare ed equiparare i regolamenti edilizi cittadini. In sostanza, da un lato si cerca di uniformare le situazioni rendendo effettivamente i cittadini uguali dinanzi alla Legge e, parallelamente, si creano delle discrepanze e dei dubbi interpretativi.
E veniamo all'altro nodo della questione: il "regolamento tipo" non sembra prevedere alcuna disposizione in merito ai "posti-bici" per cui occorrerà correre ai riparti.
La situazione si complica anche perché, proprio di questi tempi, i comuni stanno adeguando i propri regolamenti edilizi alla Riforma Madia e, nell'occasione, sarà necessario affrontare un nuovo punto critico: i parcheggi per le bici.

I posti-bici saranno a pagamento?
I problemi, si sa, non finiscono mai e, appena ne risolviamo uno, eccone un altro all'orizzonte. In materia di parcheggi, fissato l'obbligo di realizzare i posti-auto, si è discusso per oltre 50 anni sulla possibilità della loro gratuità. In definitiva, posto l'obbligo del costruttore di realizzare le aree a parcheggio, si è discusso se queste dovessero essere trasferite gratuitamente al proprietario dell'appartamento, se si trattasse di una pertinenza necessaria, di un diritto d'uso da esercitare previo corrispettivo o a titolo gratuito, se fossero liberamente commercializzabili o meno. Dato il silenzio della legge in merito ai posti-bici, occorrerà mettere in conto la possibilità di affollare nuovamente le aule di giustizia per disciplinare la materia.

L'esempio viene dall'Olanda
In molte zone del nostro Paese la bici rimane inutilizzata e viene tirata fuori solo per le vacanze estive. Dovremmo prendere l'esempio dai Paesi Bassi dove, su una popolazione di circa 345mila abitanti, oltre 125.000 persone utilizzano ogni giorno la bicicletta.
Il problema, a questo punto, diventa un altro: dove parcheggiamo la nostra bici?
Ad agosto del 2017 ad Utrecht, nei pressi della stazione centrale, è stato inaugurato il parcheggio al coperto riservato alle bici più grande al mondo. Costato circa 40 milioni di euro, la struttura ospita 6.000 biciclette destinate a raddoppiarsi entro il 2018 arrivando a ben 33.000 entro il 2020. E' vero che i Paesi Bassi sono pianeggianti e ciò facilita enormemente gli spostamenti sulle due ruote a pedali, ma è anche vero che il nostro Paese ha un clima che tutti ci invidiano che permetterebbe un uso più intenso delle bici. Forse non dovremmo farci sfuggire l'occasione per "ripensare" le nostre città e il nostro modo di vivere. A guadagnare sarà certamente la nostra salute.

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