Condominio

Ammanchi di cassa, no a processi mediatici e speculazioni

di Francesco Schena

I casi di appropriazione indebita da parte di alcuni amministratori di condominio non rappresentano un fenomeno sociale, bensì il semplice riflesso di casi di disonestà dell'uomo, così come accadono in ogni segmento sociale, professionale e commerciale del nostro Paese.
Ogni singola circostanza merita di essere trattata sempre con cognizione di causa, con equilibrio, distanza oggettiva e adeguata riflessione, senza che debba ravvisarsi la necessità di farne uno slogan a beneficio di qualcuno.
È di alcuni giorni fa la pubblicazione di un nuovo caso in Liguria e anche questa volta la notizia ha fatto il giro del web in pochi istanti.
La mia riflessione di oggi non si riferisce al caso particolare (cosa che avrei in ogni caso evitato) ma alle modalità di fare cronaca da una parte e speculazione dall'altra. Come presidente di ARCO, Associazione Revisori Contabili Condominiali, non posso sottrarmi ad una riflessione che ritengo istituzionalmente dovuta.
In primo luogo, ritengo siano da censurare, senza se e senza ma, quegli articoli di stampa che sbattono il mostro in prima pagina, facendo anche nomi e cognomi, ancor prima che vi siano stati accertamenti da parte degli organismi competenti o dell'Autorità Giudiziaria, contribuendo, in tali modi, non soltanto a raccontare in maniera approssimativa e superficiale il caso occorso, ma ad alimentare lo stereotipo dell'amministratore ladro, già abbondantemente e importunamente diffuso tra i proprietari.
Sono personalmente testimone di casi di appropriazione indebita addirittura conclamati in Tribunale ma poi totalmente rovesciati e smentiti in Appello e questo dovrebbe bastare a far comprendere non solo la delicatezza della questione ma anche a registrare l'elevato grado di approssimazione nel dispensare giudizi senza avere elementi oggettivi a disposizione e comunque senza avere alcuna considerazione della riservatezza e prudenza necessaria che il caso richiede.
Trattandosi, evidentemente, di situazioni la cui risonanza interessa bacini di utenti limitati alla città dove si presume si sia consumato il reato (perché di questo si tratta), non posso non soffermarmi sui titoloni da strillone sovente adottati da testate online e non, improntati al chiaro quanto deprecabile scopo di “attrarre” visitatori e lettori, con buona pace di quell'etica che dovrebbe contraddistinguere anche l'ultima delle testate giornalistiche.
Ma oltre a questo esecrabile “processo mediatico” vi è dell'altro e forse di più grave. Si tratta della speculazione che questa o quella associazione professionale di amministratori non esita a fare, in barba ad ogni più elementare norma di buona condotta che i famosi codici etici sbandierati sotto l'egida della Legge n. 4/2013 dovrebbero contenere.
Ed ecco, allora, proclami del tipo “Se quell'amministratore fosse stato un nostro associato nulla sarebbe accaduto o saremmo intervenuti..”, come a dire che se appartiene ad altre associazioni allora c'è da aspettarselo, e ancora “Se i condòmini controllassero i requisiti ex DM 140 del proprio amministratore ciò non si verificherebbe..”, come se la disonestà e la competenza professionale non siano due cose distinte e separate.
Il comportamento dell'amministratore che procura ammanchi è, ove debitamente accertato, indubbiamente da censurare, ci mancherebbe altro, ma è altrettanto da censurare l'approccio approssimativo all'argomento, la cronaca di bassa lega e la odiosa speculazione che arriva da parte di esponenti di associazioni professionali di categoria che non perdono occasione di pubblicizzare la propria organizzazione senza accorgersi, invece, della pessima pubblicità che fanno a se stessi e ad una intera categoria. E di questo non ve ne è alcun bisogno.
Come rappresentante di una associazione di revisori contabili condominiali posso suggerire ai condòmini utenti alcune semplici regole da seguire in casi di sospetto di ammanchi: effettuare controlli contabili presso l'amministratore, personalmente o per il tramite del consiglio di condominio, evitando di lasciarsi andare ad affermazioni di condanna senza elementi probativi e limpidi e, soprattutto, dedicarsi a tali controlli soltanto se si dispone delle necessarie competenze.
La contabilità condominiale, infatti, oggi è più complessa ed articolate rispetto al passato e coloro che sono totalmente a digiuno dei relativi fondamentali potrebbero travisare la documentazione e giungere a conclusioni affrettate e sbagliate. In tali casi il suggerimento è quello di rivolgersi ad un consulente specificatamente preparato in tema di revisione contabile condominiale, a prescindere, ovviamente, da una eventuale sigla associativa di appartenenza.
In ultimo, ma non per importanza, l'appello è quello di tenere conto non solo delle competenze che il professionista incaricato della verifica contabile deve possedere ma anche di assicurarsi che questi possa garantire la personale indipendenza materiale e mentale rispetto alla circostanza in esame.
Francesco Schena

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