Condominio

Sopraelevazione in legno: veloce, leggera e antisismica

di Maria Chiara Voci

Gli esempi non mancano. Coinvolgono tipologie di immobili e contesti notevolmente differenti. Tutti raccontano l'impiego del legno in una sopraelevazione, con interventi contenuti sotto l’aspetto dell’impatto, anche ambientale, del cantiere e del tempo di esecuzione delle opere.

Siamo a Bressanone, sopra il convento di Novacella. Qui una villa esistente è stata ristrutturata, messa a norma e sopraelevata di due piani dall’azienda trentina Wolf Haus: la struttura in legno, aggiunta all’edificio originario, ne è diventata un elemento caratteristico e distintivo, fino ad avvolgerlo in una sequenza continua di linee, che accompagna lo sguardo. Spostiamoci in un luogo del tutto differente: siamo a Padova, in Largo Europa, ai margini del centro storico della città. Rubner Objektbau, divisione dell’omonimo gruppo dedicata ai progetti su grande scala, ha riqualificato un immobile terziario degli anni Cinquanta, rivestendo le facciate con pannelli solari di ultima generazione e ha sopraelevato in legno il piano di copertura, dando vita a tre appartamenti di pregio in bioedilizia per un totale di 1.500 metri cubi, su progetto dell’architetto Gianmaria Scalcon. Il cantiere è durato solo tre mesi. A Revine Lago, in provincia di Treviso, lo studio dell'architetto Daniele Menichini ha “aggiunto” un nido di legno, dalle linee moderne, sopra una costruzione anni Ottanta, migliorando le prestazioni antisismiche complessive del fabbricato. Ancora a Caorle (Venezia), la Gandelli House ha ampliato una struttura ricettiva esistente in x-Lam, inserendo una trentina di nuovi alloggi in soprelevazione: qui, la sfida, è stata la rapidità. Per eseguire i lavori è stato, infatti, sfruttato il poco tempo a disposizione fra la fine di una stagione turistica e l'inizio di quella successiva.

Quando si parla di sopraelevazioni, il legno non è del resto solo una scelta di campo, dettata da ragioni “etiche” o estetiche. «Al contrario – spiega Stefano Moravi, direttore tecnico di Lignius, associazione che rappresenta una quota del comparto delle aziende attive nella prefabbricazione di case in legno - spesso si tratta dell’unica strada percorribile. Soprattutto in un Paese come l’Italia, non sono rari i casi in cui, pur essendoci sulla carta le cubature per eseguire un ampliamento o una sopraelevazione, non si può procedere per ragioni statiche. Ma se il peso di un mattone varia in genere fra 1,4 e 1,8 chili al decimetro cubo, per il legno siamo intorno a 0,45 chili. Un terzo in meno. Il vantaggio è evidente». La flessibilità e duttilità dei materiali, oltre alla componente di prefabbricazione e assemblaggio a secco, sommando altre caratteristiche positive. «Senza la necessità di fare impiego di acqua, il cantiere è pulito – prosegue Moravi – oltre che rapido nell’esecuzione».

A dare una spinta alle sopraelevazioni, negli ultimi anni sono intervenute di certo norme come il Piano casa (che, a seconda dei territori, ha consentito aumenti di volumetria in deroga ai Prg), oltreché gli incentivi fiscali per chi ristruttura o riqualifica sotto l’aspetto energetico. Tuttavia è bene chiarire che, se ad esempio in caso di piccoli interventi di recupero dei sottotetti il contenimento dei nuovi carichi al di sotto della soglia fissata dalla legge del 10% evita, spesso, l’obbligo di adeguamento sismico dell’intero immobile in cui si interviene, in caso di vera e propria soprelevazione – anche se eseguita in legno – il contesto è molto diverso. Per essere a norma, una soprelevazione deve essere compatibile con il piano urbanistico locale, non deve diminuire l’aria o togliere luminosità ad altre costruzioni, non deve deturpare l’aspetto originario di un edificio. Inoltre, deve essere coerente con le norme antisismiche: a monte di ogni cantiere, vanno verificate le capacità statiche della struttura e delle relative fondamenta, così come va valutata l’eventuale sagoma da dare al nuovo volume, così da renderlo compatibile con il preesistente.

«Ciò di cui sono convinto – prosegue Moravi – è che occorrerebbe, oggi, iniziare a cambiare prospettiva e a pensare alle soprelevazioni non tanto come a un’opportunità per creare un locale in più, ma come l’occasione di dare vita a importanti operazioni di recupero dell’esistente. Ad esempio, nei centri consolidati delle nostre città così come nei paesi che costellano il nostro territorio, le nuove volumetrie realizzabili potrebbero fornire ai condomini, come risultato di una valorizzazione immobiliare, quelle risorse economiche necessarie per affrontare profonde riqualificazioni dei propri palazzi. Così sarebbe possibile innescare un processo virtuoso».

Per ciò che riguarda infine l’aspetto dei costi, a seconda della tecnologia scelta e della qualità dei materiali, sopraelevare in legno può richiedere investimenti di tipo molto diverso, con prezzi che vanno dai 1.400 fino a superare i 2mila euro al metro quadrato. «In linea – conclude Moravi – con il mercato delle costruzioni più tradizionali in laterocemento».

Per saperne di piùRiproduzione riservata ©