Condominio

Non è più reato sporcare il muro del vicino

di Silvia Marzialetti

Non è perseguibile penalmente il condomino che orina sul muro della casa del vicino: il comportamento ha solo conseguenze sul piano dei danni alla parte civile decisi in sede penale e delle eventuali misure disposte dal prefetto.
Così ha stabilito la Cassazione, con la sentenza 20852, depositata il 2 maggio.
L'episodio è avvenuto nel 2012, in una frazione di Feltre dove, in preda a una urgenza, una signora non ha esitato ad abbassarsi i pantaloni e procedere con la minzione, infestando una parete poco distante dall'ingresso del vicino, con cui non correvano buoni rapporti.
La donna è stata assolta nel 2015 dal Tribunale di Belluno per non aver commesso il fatto, ma comunque condannata al pagamento di un'ammenda (sanzione penale) di 70 euro per atti contrari alla pubblica decenza (articolo 726 del Codice penale).
Il Tribunale aveva comunque ridotto il danno della parte civile a 150 euro e condannato l'imputata al pagamento delle spese del grado di giudizio.
Nel ricorso presentato qualche tempo dopo è stata richiamata la perizia medica già esibita durante il processo e secondo la quale l'imputata avrebbe sofferto di “incontinenza urinaria di tipo misto, da sforzo e d'urgenza”, un fenomeno “imperioso e incoercibile”, che non le avrebbe consentito di raggiungere casa propria, poco distante. Il perito di parte aveva inoltre confermato che tale disturbo era legato al sistema nervoso centrale e che in tali circostanze la vescica si comporta in modo autonomo e senza controllo da parte del cervello.
Proprio tale perizia aveva indotto il giudice a ridurre il risarcimento del «danno civile» a 150 euro, nonostante ritenesse palese (perché provato da inconfutabili immagini riprese da alcune telecamere) che il gesto si iscrivesse nella faida tra vicini di casa.
Tranchant il giudizio della Cassazione. Il reato di “atti contrari alla pubblica decenza” - ricordano i giudici nella sentenza - è stato depenalizzato nel 2016. Inevitabile, pertanto, l'annullamento della sentenza. Tale pronuncia non ha però cassato le conseguenze civili (i 150 euro), che rimangono confermate.
La Cassazione ha anche disposto di inviare gli atti al prefetto «per le sue determinazioni».

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