Gestione Affitti

I Comuni accelerano sull’imposta di soggiorno

di Cristiano Dell’Oste e Bianca Lucia Mazzei

Tanti turisti se ne accorgeranno in settimana bianca. Altri nei ponti di primavera o nelle vacanze estive dell’anno prossimo. Di certo una quarantina di Comuni ha già colto la chance di introdurre o estendere l’imposta di soggiorno, dopo che la manovra di primavera (il Dl 50/2017) ha rimosso il blocco dei rincari previsto dal 2016, consentendo agli amministratori locali di estenderla agli affitti brevi.

Tra le località in cui il tributo è scattato il 1° novembre ci sono mete montane come le dolomitiche Selva di Cadore e Alleghe o la veneta Asiago, mentre a Cortina d’Ampezzo il debutto è fissato al 1° dicembre. Le più veloci però sono state Atrani, Bolsena e Agrigento, che per intercettare la stagione estiva hanno varato delibere sprint, facendo partire l’imposta già da luglio 2017 (senza rispettare i 60 giorni di moratoria da Statuto del contribuente, che anche l’Ifel aveva consigliato). In altri Comuni, invece, si comincerà nel 2018: tra questi, Assisi e una nutrita pattuglia di centri liguri, da Portofino a Rapallo, da Santa Margherita Ligure a Zoagli e Sestri Levante.

Molte altre città hanno progetti in fase più o meno avanzata, come ad esempio Milano, che punta ad approvare entro l’anno il regolamentoper tassare anche gli affitti brevi, chiudendo al contempo un’intesa con Airbnb (si veda l’rticolo in basso).

Disciplinata con il decreto sul fisco municipale (Dlgs 23/2011), l’imposta di soggiorno può essere applicata nei capoluoghi di provincia, nelle località turistiche e nelle città d’arte. Il tutto per un bacino potenziale che Federalberghi nei suoi rapporti stima in circa 3.700 Comuni. Di questi, secondo l’Osservatorio nazionale della società di ricerca Jcf, quelli che l’hanno introdotta sono 923, cui si aggiungono i 15 Comuni che l’applicheranno dall’anno prossimo.

Da sempre l’imposta incontra l’opposizione di Federalberghi. «La decisione di riaprire la possibilità di mettere l’imposta o di aumentarle - dice il direttore generale, Alessandro Nucara -. rischia di scaricare sull’economia turistica problemi che i Comuni hanno su altri fronti su cui non possono agire. È stato però positivo estendere l’imposta alle locazioni brevi e assisto con perplessità alla timidezza con cui i Comuni la stanno inserendo».

Contraria all’estensione del tributo alle locazioni è invece Confedilizia. Ma la sigla dei proprietari sottolinea anche altre criticità sul fronte delle responsabilità e degli adempimenti: «Regolamentazioni diverse per ogni Comune sono un problema», spiegano dalla sede nazionale. La richiesta è che nell’iter di approvazione del Ddl di Bilancio 2018 si possa, quanto meno, migliorare la formulazione della norma.

Secondo le stime dell’Osservatorio, alla fine di quest’anno il gettito a livello nazionale sarà di 462 milioni di euro. Il dato non combacia con le risultanze 2016 del Siope, il sistema che monitora i flussi di cassa degli enti pubblici: secondo l’Anci, infatti, il portale ha registrato entrate per 345 milionine 2016. Ma la differenza potrebbe dipendere da un disallineamento tra cassa e competenza nei versamenti.

Guardando i bilanci consuntivi 2016 dei singoli Comuni pubblicati sul portale dell’Interno, comunque, emerge come l’imposta di soggiorno sia un puntello utilissimo nei delicati equilibri della finanza locale: dai 126 milioni di Roma (che però applica il contributo di soggiorno in virtù dello status di Capitale) ai 41 milioni di Milano, dai 30 di Firenze ai 29 di Venezia.

Al di là del caso delle città maggiori - i cui incassi sono “fuori scala”, come prevedibile - molti centri turistici riescono a scavalcare per volumi di gettito diversi grandi centri. Rimini batte Napoli, Torino e Bologna, ad esempio. E Montecatini Terme supera Siena.

Gli incassi non vengono utilizzati solo a fini di promozione turistica e spesso non esiste neppure una rendicontazione specifica. In realtà è la stessa normativa a indicare obiettivi molto ampi, permettendo agli enti locali di usare gli introiti per un larghissimo ventaglio di iniziative (si vedano Domande & Risposte). Milano, ad esempio, non inserisce il gettito dell’imposta in un capitolo specifico; anche perché – spiegano dagli uffici – le risorse destinate a turismo e cultura sono comunque superiori agli introiti del tributo.

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