Gestione Affitti

Affitto: aumentano le disdette e il potere di contrattazione degli «inquilini referenziati»

di Evelina Marchesini

L'emergenza sfratti non è il solo motivo di preoccupazione del mercato degli affitti in Italia. A fronte di una fascia debole che viene estromessa dall'abitazione per una vasta serie di ragioni, emerge negli ultimi tempi un fenomeno altrettanto vasto: quello delle disdette unilaterali da parte degli inquilini. Fenomeno che il network Solo Affitti ha monitorato e misurato, con una serie di risultati interessanti. Primo fra tutti, la conferma di un nuovo grande potere degli inquilini referenziati, in grado di condurre il gioco degli affitti anziché limitarsi ad accettare le condizioni dei proprietari. Ma andiamo con ordine.

Il perché delle disdette
Solo Affitti, franchising immobiliare specializzato nella locazione, ha analizzato fra le sue 300 agenzie affiliate le motivazioni che stanno alla base della disdetta dei canoni di affitto. A livello nazionale, più di quattro volte su dieci (43,7%) le motivazioni sono di carattere strettamente abitativo: gli inquilini disdicono il contratto per la necessità di trovare una soluzione abitativa in affitto più economica, oppure per la ricerca di un immobile più spazioso o ancora – seppur meno frequentemente rispetto al passato – perché optano per l’acquisto di una casa.

Il caro-canoni
La principale motivazione di disdetta è comunque il caro-canone, che spinge l'inquilino a cercare soluzioni più economiche rese disponibili dalla contrazione del mercato oppure addirittura a passare alla convivenza con amici e familiari. Secondo Solo Affitti, sono Napoli, Venezia, Roma e Firenze le città in cui la difficoltà a sostenere i canoni di affitto troppo elevati risulta essere la prima causa di disdetta da parte dell'inquilino. Fra le grandi città italiane con i canoni più elevati, solo a Milano gli inquilini riescono meglio che altrove a far fronte ai canoni di locazione nonostante la crisi economica.

La qualità conta
Il contratto viene talvolta interrotto anche per situazioni di degrado dell'immobile (6,2%). Muffa, umidità e cattivo stato di manutenzione hanno, ad esempio nella zona universitaria di Bologna, un peso non indifferente. Ed ecco che l'inquilino inizia a prendere il coltello dalla parte del manico e cerca soluzioni più decenti. Anche a Genova e nelle città del centro-sud in generale lo stato degli immobili lascia spesso a desiderare ed è causa di disdetta più che altrove. Nel 6,5% dei casi le disdette sono invece riconducibili a conflittualità tra l'inquilino e altri soggetti, dal proprietario al vicinato. La classifica delle città dove i litigi condominiali o con vicini portano più spesso alla chiusura dei contratti di affitto vede in testa Catanzaro, Cagliari e Genova. Il dato è abbastanza alto anche su Bologna: probabilmente, anche in questo caso il fenomeno va messo in correlazione alla diffusione dell'affitto a studenti universitari.

E dopo?
Cosa succede dopo la disdetta del contratto d'affitto? Secondo Solo Affitti, nella maggior parte dei casi (69%) l'inquilino continua a rivolgersi al mercato delle locazioni, vista l’assenza di valide alternative. Sono pochi quelli che hanno lasciato l’affitto per acquistare una nuova casa: 18% a livello nazionale. Milano (24%) è la città in cui l'inquilino è riuscito più frequentemente a comprare casa nonostante le difficoltà ad ottenere un mutuo dalle banche. Non distanti da quelle di Milano le percentuali registrate a Firenze. Più bassi, invece, i dati di Roma, Bologna, Torino e Venezia, dove i prezzi delle case sono ancora alti e non permettono a un numero adeguato di inquilini di potersi “affrancare” dall'affitto per passare a un'immobile di proprietà. C'è infine chi lascia l'affitto per essere ospitato da amici o parenti oppure è andato ad abitare in una casa sfruttando un comodato (13%).

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