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L’amministratore manager non ha problemi, lo prevedeva la riforma

di Lucia Rizzi (Presidente di Anapic)

A prescindere dal non chiaro contenuto dell'ordinanza regionale della Lombardia n. n.514 del 21 marzo 2020, laddove, al punto n.11, dispone la chiusura «degli studi professionali salvo quelle relative ai servizi indifferibili ed urgenti o sottoposti a termini di scadenza» , è arrivato il momento, per gli amministratori, di dimostrare di essere passati dalle parole ai fatti, di non essere cioè rimasti sordi al chiaro messaggio inviato dalla legge 220/2012 quando ha loro concesso di svolgere l'attività anche in forma societaria .

L'introduzione di fondamentali innovazioni di struttura imposti all'amministratore dalla legge 220/2012, intese come nuovi obblighi organizzativi connaturati all'attività di amministratore, è stata dettata dall'esigenza di svolgere in modo più competente e tecnicamente aggiornato di questa attività, innovazioni dunque funzionali a rendere effettivo il controllo dei condomini per conto dei quali l'attività è svolta.

Tali compiti dovevano e devono riassumersi in un unico obbligo generale, di dotarsi cioè di un'organizzazione di mezzi e di strumenti di stampo professionale e stabilmente preordinata ed adeguata al miglior svolgimento moderno e competente del servizio fornito.

La nuova disciplina ha riservato ampio spazio e speciale attenzione proprio alle modalità organizzative dell'attività del nuovo amministratore, diventato un vero manager-imprenditore, tenuto, come tale, a svolgerla con professionalità e organizzazione.
Oggi il Covid-19 gli impone di dimostrare la capacità organizzativa del suo studio, in grado di rendere il servizio ai condomini anche da remoto in quanto fornito dei più avanzati mezzi tecnologici che il mercato gli mette a disposizione. In questo momento non serve uno studio aperto, ma uno studio capace di lavorare anche in smart working, uno studio quindi davvero organizzato.

È questo l'amministratore voluto dalla legge 220/12 e questo è il vero Building Manager.