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Lavori in condominio da sospendere

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di Lucia Rizzi (Presidente Anapic)

Restate a casa” è la locuzione che più risuona ovunque. Sappiamo però che, almeno al momento, molte categorie di lavoratori – anche al netto di coloro che, obbiettivamente, non possono restare a casa pena il blocco dei servizi essenziali così come oggi, 21 marzo, definiti dalla legge – non stanno a casa.

In questi giorni si evidenzia che il 40% circa dei lombardi è ancora in giro. Impossibile dire, per chi scrive, se quel 40% ricada o non ricada sotto “l'ombrello” dell'essenzialità o della comprovata necessità di cui parla la norma. In queste ore, 20 marzo, si ventila la possibilità, l'opportunità, la necessità di estendere il blocco. Tra coloro cui il blocco potrebbe o dovrebbe o sarà esteso ci sono gli studi professionali, quindi anche quelli degli amministratori.

A prescindere da quello che prescrive o prescriverà la norma, si impongono due considerazioni relative alla vita condominiale:
a) c'è tutta una serie di lavori previsti prima del virus che, obbiettivamente, non possono essere considerati essenziali e urgenti. Considerato anche che non s i sa come tali lavori possano essere remunerati da un tessuto economico impoverito e in via di ulteriore e precipitoso impoverimento, a prescindere da quello che dice o dirà la norma, sarebbe opportuno non iniziare o, se iniziati, interrompere. Va da sé che tale stop non dovrebbe risolversi in ulteriore danno per il condominio, per esempio dando la stura a richieste di risarcimento danno, penali, recessi, risoluzione del contratto. Anche se in caso di contestazione ben si potrebbe comunque invocare la “forza maggiore” sarebbe opportuno che non si arrivi a tale passo, ma che la situazione venga risolta ricorrendo al buon senso oppure a un intervento normativo di carattere generale che però non è certo nelle mani degli amministratori.
b) se ci sarà un blocco degli studi professionali e quindi anche di quelli degli amministratori, considerato anche che molti lavori richiedono un controllo sul posto, si creerà una situazione in cui l'amministratore, anche volendo, non potrà né disporre lavori, né seguirli. Tale impossibilità non dovrebbe in alcun modo risolversi in un danno per il professionista. Sospendendo i lavori o non iniziandoli, l'amministratore, teoricamente, disattende delle delibere o non cura la manutenzione… ma tutela la salute del condominio perché limita la mobilità e favorisce il distanziamento sociale su cui tanto si insiste. Il teorico inadempimento è quindi giustificato da forza maggiore, ma, anche qui, non guasterebbe un avallo da parte degli enti preposti.