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Due segnali attesi dal Governo: rinnovare la cedolare affitti sui negozi e ridurre l’Imu

di Giorgio Spaziani Testa (presidente di Confedilizia)

In questo fine settimana decisivo per la definizione della manovra, auspichiamo che il Governo ascolti le istanze della proprietà immobiliare e di tutto il settore.

Abbiamo già salutato con soddisfazione la messa a regime della cedolare secca del 10 per cento sugli affitti abitativi a canone concordato. Lo sforzo in più che chiediamo è quello di formalizzare la sua applicabilità all'intero territorio nazionale, di fatto già in essere dal 2014 e pertanto già considerata in fase di calcolo delle coperture.

Sempre a proposito di cedolare, confidiamo che venga rinnovata, e possibilmente ampliata, quella del 21 per cento sulle locazioni commerciali, come richiesto unanimemente dal Parlamento, per aggredire la piaga dei locali sfitti.

Positivo è il rinnovo degli incentivi per gli interventi sugli immobili, anche se occorrerebbe una durata perlomeno triennale delle varie misure, così come il nuovo bonus facciate, del quale auspichiamo l'applicabilità anche alle società.

C'è poi il tema della patrimoniale sugli immobili (22 miliardi di euro l'anno). Al momento, il disegno di legge di bilancio si limita ad unificare Imu e Tasi, senza un seppur minimo segnale di riduzione e per di più con diversi effetti negativi.

Sul punto, Confedilizia ha chiesto almeno qualche atto di buona volontà, per affrontare le situazioni più gravi, come l'esenzione degli immobili inagibili, di quelli dei piccolissimi Comuni, di quelli non allacciati ai servizi pubblici.

Si tratterebbe di una prima risposta all'allarme lanciato ieri dal Censis, quando ha rilevato che «il mattone non è più lo scrigno sacro a cui affidare i propri risparmi, anche perché è diventato il bersaglio ricorrente di una fame fiscale apparentemente inesauribile».
Ma occorre la volontà di iniziare a correggere gli errori compiuti dal 2011 ad oggi.