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«Mi dimetto da Arco per non danneggiarla»

di Francesco Schena


In occasione del congresso tenutosi lo scorso 28 settembre, ho annunciato pubblicamente le mie dimissioni dalla carica di Presidente nazionale.
Questa decisione, dura e sofferta, è figlia di un resoconto di poco meno di tre anni di presidenza che ho vissuto con grande passione e orgoglio ma anche travaglio e, a tratti, rabbia.
Il sistema associativo della nostra categoria mi è risultato sclerotizzato, recalcitrante al cambiamento e, perfino, ostile nei miei riguardi.
Non ho trovato spazi a sufficienza per portare avanti la mia azione politica che aveva come primo obiettivo l'istituzione di un Albo professionale (osteggiato dalla quasi totalità delle associazioni).
L'idea di fondare ARCO – come i Colleghi fondatori sanno – è nata dall'avvertita esigenza di fare politica nell'interesse della categoria, non per creare un corsificio, non per occupare una poltrona di cui vantarsi, non per fare business.
L'azione politica è, a mio avviso, il sangue vivo di una associazione, il punto informatore che deve trascinare gli iscritti, l'unica ragione per cui vale la pena sacrificarsi e attivarsi nell'associazionismo (e giammai consociativismo).
Qualche risultato è stato raggiunto, ma non basta. Un mero esercizio di onestà intellettuale e di democrazia da me esercitato, avanzando istanza di interpello al MISE sul tema delle compatibilità tra agente e amministratore immobiliare secondo la legge europea 2018, è stato, da molte associazioni, vissuto come un atto terroristico; insulti e minacce mi sono piovuti addosso in ogni luogo, pubblicamente e privatamente. Quasi sempre ho avvertito distanza e perfino imbarazzo da parte di associazioni e colleghi.
Qualcosa di buono è stato fatto, sicuramente, ma questo non basta perché la delusione ha preso, ormai, il posto dell'entusiasmo, i sabotatori hanno vinto. Sì, hanno vinto perché ho deciso di arrendermi e non perché mi ritenga incapace di portare avanti le mie idee ma, semplicemente, perché non scelgo il rischio di dover replicare un modello in cui non credo: non credo nelle associazioni presidentocentriche, non credo nelle associazioni a conduzione famigliare, non credo nelle cariche trentennali, non credo nei corsifici.
Credo invece, nello spirito vero dell'associazionismo, credo nella forza della base (spesso, però, più sclerotizzata di chi li rappresenta), credo nella forza dei pensieri scollegati da un nome.
Ho esaurito il mio progetto, ho fallito nel mio progetto e, per coerenza, lascio il testimone a chi meglio di me saprà interpretare lo sviluppo e il successo futuro di ARCO.
Ma ARCO è già un successo e questa è l'unica cosa che deve contare. L'unica associazione che prevede cariche associative per i soli amministratori e/o revisori condominiali puri, l'unica associazione che prevede nel proprio codice etico l'equo compenso, l'unica associazione che prevede il divieto di ripetersi nelle cariche.
ARCO è un successo perché ha raccolto al suo interno professionisti preparati e capaci che sapranno portare avanti gli ideali fondanti, lo spirito di quel vecchio presidente romantico che ha sognato il cambiamento.
La mia passione per il mondo del condominio resta, più forte di prima. Attraverso il giornalismo, la professione e la formazione professionale, continuerò nella mia missione evitando, però, di danneggiare ARCO a causa dell'odio che mi circonda.
Il giornalismo, sì, quella passione che mi è stata criticata e censurata come incompatibile con la carica di presidente nazionale di un'associazione di amministratori. Censurata e criticata da chi presiede o occupa posti di dirigenza nazionale in associazioni di amministratori senza nemmeno essere mai stato amministratore o senza che svolga la professione di amministratore. Passione, la mia, censurata e criticata da parte di chi intende quella del Presidente nazionale una professione e non un nobile mandato.
Sogno un sistema associativo di categoria dove gli amministratori siano i veri protagonisti, dove gli amministratori siano i più capaci dei formatori, dove gli amministratori rappresentino i propri colleghi in battaglie politiche e di dignità, con un'unica voce verso le istituzioni, ferma e consapevole di un orgoglio che tutti cercano di soffocare sul nascere.
L'egemonia culturale delle altre categorie ci mette all'angolo tutti i giorni: avvocati, commercialisti, ingegneri, insomma, tutti tranne gli amministratori, guidano le politiche di questa categoria. Un paradosso che, in realtà, non fa altro che rispecchiare la medesima egemonia che schiaccia quotidianamente gli amministratori nelle assemblee, nelle comunicazioni, nel lavoro quotidiano. Tutti hanno la pretesa di dirci cosa e come farlo.
Lascio la guida di ARCO ma tenendo fede agli impegni già presi fino alla fine del 2019 e curando gli affari correnti fino al 31 ottobre.
Il congresso del 2020 sarà adeguatamente illuminato e, ne sono certo, porterà ad una rinascita forte ed orgogliosa dell'associazione con guide più adeguate della mia.
Un grazie, immenso, va a tutti coloro che in questi anni hanno interpretato egregiamente il loro ruolo, dal Segretario nazionale al Tesoriere, dal capo della Segreteria generale al Presidente nazionale dei Probiviri, dal Responsabile Ufficio stampa ai Presidenti provinciali, dai Coordinatori regionali a tutti gli associati.
A questi ultimi rivolgo un appello: siate orgogliosi di essere amministratori, siate capaci di costruire la vostra identità professionale, dimostrate a tutti di avere il DNA del professionista. Frequentate ogni corso possibile, partecipate ad ogni evento di crescita, formazione e cultura. Non ponetevi ostacoli perché la cultura non ha colore, non ha casacche, non ha sigle. La cultura è libertà. Fate sindacato, fate squadra, sappiate conquistarvi il posto che meritate nella società. Credeteci ed impegnatevi seriamente poiché, diversamente, continueranno ad avere ragione loro, quelli che vogliono vederci relegati a ruoli minori, quelli che vogliono scegliere il nostro destino.
Al Segretario nazionale invece, quale Presidente Vicario, dott. Carlo de Silva, affido il compito di traghettare l'associazione al congresso 2020. Prendila per mano, caro Carlo, e abbine cura.
Per concludere, mi sia consentito rivolgere un pensiero di gratitudine ai numerosi amici che hanno partecipato al convegno dello scorso 28 settembre a Bari. La loro testimonianza mi ha riempito il cuore di gioia e fatto sperare in un futuro migliore per la categoria.
Se la coerenza, come credo, è davvero la madre di tutte le ragioni, allora avrò fatto la scelta giusta