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Registro o Albo? Le opinioni del presidente Unai

Domani, 9 maggio, si riunirà il tavolo comune delle Associazioni di amministratori condominiali convocato dal sottosegretario alla Giustizia Jacopo Morrone che avrà probabilmente all'ordine del giorno il tema scottante dell'istituzione di un Registro degli Amministratori di Condominio, argomento di acceso dibattito in questi mesi perché giudicato da alcuni inutile ma anche inefficace e pericoloso.
A sostenere questa netta posizione c'è l'UNAI presieduta da Rosario Calabrese, che il 29 aprile scorso ha chiamato a raccolta le associazioni di categoria per un confronto in preparazione dell'incontro del 9 maggio.
Abbiamo chiesto al Presidente di fare il punto sull'annosa questione: Registro o Albo?
L 'UNAI si batte per un'idea di “professione regolamentata”, definizione contenuta nella direttiva 2005/36/CE relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali. Lei, in più occasioni, ha insistito sulla necessità di istituire un Albo con funzioni di tutela e di rappresentanza di una professione a cui restituire dignità ma soprattutto di vigilanza nei confronti di tutte quelle situazioni incontrollate che danneggiano gli interessi della categoria. Perché a suo avviso il Registro non garantirebbe tutto questo?
Perché è una soluzione minimale: il Registro – per come è stato pensato, promosso e propagandato nel tempo da varie parti – di fatto è un riconoscimento “all'acqua di rose”, non è qualificante, non è selettivo, è una sorta di autodichiarazione che l'amministratore farebbe enunciando i suoi dati anagrafici, affermando egli stesso di avere un preparazione adeguata, sia essa iniziale che di aggiornamento obbligatorio, a svolgere la professione. Alcune associazioni di categoria si sono spinte addirittura oltre nel dire che bisognerebbe indicare qual è l'associazione presso la quale si è fatta la formazione… Ma allora che cos'è questo Registro, un tentativo disperato da parte di associazioni inesistenti di comparire da qualche parte fosse anche solo nell'autocitazione di qualche amministratore? Lo ritengo di nessuna utilità sia per i condomini che per gli amministratori.
Visto che si parla di un Registro autogestito e non selettivo anche il condomino che fa l'amministratore dovrebbe o potrebbe iscriversi?
Premesso che non si sa ancora come sarà concepito questo Registro ma a rigor di logica direi di sì, poiché l'art. 71-bis dacc permette che possa svolgere l'incarico di amministratore di condominio anche il condomino che, pur non avendo frequentato un corso di formazione iniziale e non avendo svolto attività di formazione in itinere obbligatoria, sia stato nominato dai condomini dello stabile. A quel punto anch'egli avrebbe il dovere di iscriversi al Registro e ci troveremo di fronte all'assurdo di una persona che anche senza possedere i requisiti per svolgere l'attività di amministratore se non nel suo condominio, per il solo fatto di essere presente nell'elenco, potrebbe essere contattato da condomini di altri stabili. Quindi, questo Registro che funzioni avrebbe? Una vetrina, solo questo.
Scorrendo il dibattito degli ultimi mesi si nota un certo timore a parlare di Albo… perché alcuni lo ritengono una proposta minacciosa?
La risposta è molto semplice: storicamente la figura dell'amministratore di condominio non è mai stata definita; nel passato ci si dedicava il pensionato che aveva del tempo disponibile ma soprattutto il professionista che in questo modo “arrotondava”, intendendo per professionista una persona iscritta in Albi o Collegi, o, ancora più spesso, dopolavoristi e infatti la stragrande maggioranza degli amministratori sono stati o sono lavoratori dipendenti del pubblico impiego o del privato. L'istituzione di un Albo degli amministratori di condominio costringerebbe il dipendente a dover scegliere fra il suo impiego e la partita IVA e chi è iscritto già a un Albo a scegliere il proprio di riferimento in cui iscriversi e questo evidentemente rappresenta la vera minaccia. Il perché è presto detto: gli Albi hanno caratteristiche intrinseche che sono la privativa, l'esclusiva e la selezione; ciò vuol dire che se un Albo ti dà diritto a esercitare in esclusiva alcune attività ti interdice anche la possibilità di svolgere attività proprie di altri Albi. Detto più semplicemente: non ci si può iscrivere in due Albi contemporaneamente. Di più: l'esame di selezione previsto da tutti gli Albi sarebbe uno sbarramento alla pletora di amministratori di condominio che oggi senza un'adeguata preparazione, o con un pezzo di carta comprato su internet a pochi soldi, si mettono a svolgere la professione. L'istituzione di un Albo ad hoc sarebbe una garanzia per chi crede per davvero nella professione di amministratore di condominio e vuole dedicarvi il proprio futuro.
Quindi, quali sarebbero i vantaggi di un Albo e come lei immagina la sua istituzione?
Finalmente la professione di Amministratore uscirebbe dal limbo in cui si trova attualmente per diventare una professione a tutto campo. Avrebbe il privilegio dell'esclusività su alcune attività che sono tipiche, sarebbe svolta solo da chi la sceglie come propria professione senza possibilità di invasione di campo da parte di altri e l'Albo, come già avviene per le altre categorie professionali, eserciterebbe un controllo sugli iscritti e a sua volta sarebbe controllato dal Ministero della Giustizia, casa naturale degli Albi professionali. Godrebbe del vantaggio anche di avere un codice etico e deontologico unico valido in tutta Italia a cui tutti gli iscritti dovrebbero attenersi e, soprattutto, della garanzia di potervi accedere dimostrando di possedere la formazione idonea per svolgere l'attività di fronte a una commissione di esperti della materia. È vero che l'istituzione dell'Albo in un primo momento potrebbe ingenerare dei problemi per chi esercita la professione di amministratore perché già iscritto in un altro Albo professionale o perché in possesso dei requisiti previsti dall'art. 71-bis dacc ma, storicamente, ogni qualvolta è stato istituito un nuovo Albo è stata data anche la possibilità di godere di un periodo di moratoria in cui poter scegliere a quale Albo appartenere. Io ipotizzo un periodo di 5 anni nel quale sarebbe consentita la doppia iscrizione e al termine del quale scegliere in che Albo stare, un periodo più che congruo, a mio avviso, per poter operare al meglio questa scelta. Parimenti, storicamente, si sono sempre fatte delle sanatorie per chi già esercitava alla data di entrata in vigore della norma, anche se privi dei requisiti introdotti dalla norma stessa.
Non vedo alcun pericolo per nessuno ma, anzi, tante garanzie che invece col Registro non arriveranno mai.
Tutti dicono che l'Europa vieta l'istituzione di nuovi Albi, perché lei invece insiste per istituirne uno?
Perché io ho letto la normativa europea! Non è affatto vero che l'Europa vieti l'istituzione di nuovi Albi, fa qualcosa di diverso: afferma che bisogna eliminare ogni tipo di regolamentazione, quindi, per assurdo, vieta anche l'istituzione di un Registro. Fatta eccezione delle categorie che secondo la Comunità Europea sono da salvaguardare come le professioni sanitarie, quelle tecnico-edilizie che afferiscono alla sicurezza e per altri versi – ma è già regolamentata e ha una sua strutturazione valida a livello internazionale – la professione legale, tutte le altre andrebbero liberalizzate. Quindi, in realtà, il problema non è la creazione di nuovi Albi ma l'eliminazione dei vecchi. Dico di più: la direttiva 2005/36/CE (oggi 2013/55/UE) continua a parlare di professioni regolamentate precisando che nei paesi in cui non esiste una regolamentazione in tal senso – e la normativa in questo contesto è rimasta monca – le professioni devono essere rappresentate dalle Associazioni di categoria. In conclusione questo vuol dire o eliminare tutti gli Albi e passare alle Associazioni o proseguire nel regime ordinistico e allora l'ordinamento lo volgiamo anche noi: vogliamo l'Albo.