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Frammentazione delle associazioni: segno di democrazia o motivo di debolezza?

di Paolo Gatto (presidente nazionale Alac)

La questione relativa alla frammentazione delle associazioni sindacali non rappresenta un fatto nuovo nella storia giuridica italiana; già nella normativa lavoristica degli anni settanta erano stati previsti, in particolare nello statuto dei lavoratori, vantaggi per i sindacati maggiormente rappresentativi a livello nazionale (per lo più a favore delle rappresentanze sindacali aziendali). La Consulta, nella fattispecie, aveva riconosciuto la legittimità del sacrificio di parte del pluralismo democratico sindacale, in vista di un maggiore peso contrattuale nei confronti dei datori.
La situazione degli amministratori di condominio è affatto diversa; la professione, e le associazioni, sono contraddistinte, e penalizzate, da almeno due questioni di identità e ciò incide parecchio sulla rappresentanza.
Innanzitutto la geografia professionale, nel territorio nazionale, non è uniforme; in Liguria gli amministratori di condominio sono, per la stragrande maggioranza, amministratori professionisti non iscritti ad alcun albo mentre in Piemonte, ad esempio, molti amministratori sono iscritti ad albi tecnici (geometri, architetti); nel centro-sud molti amministratori sono avvocati, mentre a Milano si sta sviluppando un management estraneo al resto d'Italia. Chiaramente, le legittime istanze, nelle diverse regioni, sono necessariamente disomogenee; in Liguria c'è il problema dei compensi troppo bassi (dovuti all'assenza, in origine, di una tariffa legale) mentre tale questione è meno sentita altrove, dove la base è data da professionisti iscritti ad albi; altro esempio riguarda la previdenza; gli iscritti agli albi hanno loro casse e non subiscono le penalizzazioni di chi è iscritto alla gestione separata Inps.La prima questione di identità, pertanto, pone già una serie di problemi oggettivi di rappresentanza.
Altra questione riguarda proprio le identità delle associazioni; le associazioni di amministratori, almeno quelle storiche, nascono quali compagini para-sindacali; con le nuove normative, in particolare con la legge n. 4/13, le associazioni assumono alcune caratteristiche pubblicistiche (certificazioni, sportello del cittadino) tanto da diventare associazioni tipicamente professionali quasi “para-ordinistiche”. Anche questo ne smorza parecchio l'originaria caratterizzazione politica.
Ad avviso dell'Alac ciò che manca, a livello politico professionale, è un'unica confederazione nazionale ricomprendente tutte quante le associazioni, senza esclusioni di sorta (tranne quelle volontarie logicamente) una confederazione che rappresenti un valido interlocutore con le istituzioni e, soprattutto, con il governo.
Una volta riunite tutte le associazioni in un'unica confederazione, questa potrà assumere, con decisione democratica, tutte le iniziative politiche lasciando libere, le singole associazioni, di svolgere i compiti secondo i loro statuti e le loro strategie particolari, compresi gli adempimenti agli obblighi pubblicistici oggi previsti dalla legge.