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Crollo di un edificio a Roma: servono più poteri di controllo all’amministratore e il fascicolo del fabbricato

dalla Redazione


«Dopo l'ennesimo crollo parziale della palazzina in condominio, fortunatamente questa volta senza morti e feriti, riteniamo doveroso che si faccia chiarezza sulle responsabilità che in questi casi con vengono imputate all'amministratore del condominio, il primo, quasi sempre, ad essere incolpato ingiustamente e senza motivo».
Lo sostiene l'Anaip (Associazione Nazionale Amministratori Immobiliari Professionisti) a seguito del crollo di alcuni piani di una palazzina sul Lungotevere Flaminio a Roma.
«La nostra – dicono all'Associazione – non vuole essere una difesa di parte, visto che ad oggi nessuno dei nostri associati è mai stato coinvolto in queste tragedie, ma vogliamo far emergere come troppo spesso la figura dell'amministratore rappresenti il capro espiatorio in quasi tutti i crolli di questo tipo. Sono anni che denunciamo come all'amministratore di condominio non vengono dati gli strumenti necessari per essere informato dello stato delle singole unità immobiliari. Dopo il crollo della palazzina al portuense, sempre a Roma nel 1998 – proseguono all'Anaip - l'amministratore è stato prosciolto da ogni accusa, non potendo sapere quanto avveniva all'interno di un locale privato. Da allora si sono avute diverse normative locali e nazionali in materia di sicurezza, ma mai nessuna, nonostante le nostre proposte, ha messo l'amministratore in condizione di avere più poteri al fine di ottenere obbligatoriamente dai condomini informazioni e perizie preventive relative ai lavori di ristrutturazione che avvengono nelle abitazioni private».
Dopo questo ennesimo incidente, del quale gli Organi competenti accerteranno con precisione cause e responsabilità, l’Anaip si augura che Comuni, Regioni e Governo, nell'interesse di tutti i cittadini, conferisca all'amministratore maggiori poteri di veto, di accesso nelle proprietà private e la possibilità di fare effettuare indagini strutturali, nonché fornirgli strumenti che gli consentano di ottenere un aggiornato sullo stato dei luoghi in tempo reale.
Sul crollo di Roma interviene anche l'ingegner Sandro Simoncini, docente a contratto di Urbanistica e Legislazione Ambientale presso l'università Sapienza di Roma e presidente di Sogeea SpA: «Per capire le cause del crollo avvenuto nel palazzo sul Lungotevere Flaminio a Roma è fondamentale ricostruire lo storico di tutti gli interventi che sono stati realizzati all'interno dell'edificio dalla sua costruzione ad oggi. Non è detto che siano stati esclusivamente i lavori di ristrutturazione attualmente in corso ad aver causato il cedimento: anche un'operazione banale e lecita come l'abbattimento o la riduzione di un tramezzo, che di per sé non comporta alcun cedimento, può risultare fatale per la stabilità di una struttura se in precedenza si è operato con superficialità o addirittura con dolo».
Per Simoncini urge riprendere in esame l’obbligo del fascicolo del fabbricato: «Proprio nell'ottica della conoscenza puntuale della storia di un edificio, l'abolizione dell'obbligatorietà del fascicolo di fabbricato non si è certamente rivelato un provvedimento lungimirante. Si tratta di una vera e propria di carta d'identità approfondita dello stabile, in cui compaiono le caratteristiche strutturali, manutentive e urbanistiche dello stesso: un punto di riferimento fondamentale per quanti si trovano a intervenire su una determinata struttura e che può certamente contribuire a prevenire episodi come quello verificatosi la scorsa notte. Da questo punto di vista, non posso che auspicare il ripristino di tale obbligatorietà con un provvedimento di legge che sia il più tempestivo possibile. Il tutto, ovviamente, unito all'auspicio che tecnici e professionisti si muovano sempre nel solco del rispetto delle leggi e dei codici deontologici, senza avere il profitto come unico punto di riferimento».